Il verde sta all’eco come il rosso sta al radical.
Sempre chic è. Prima è arrivato il commercio equo e solidale, poi la scoperta
del biologico e del mercato a km zero. Da qualche tempo ha fatto la sua
comparsa anche l’architettura sostenibile. Tetti erbosi, soffitti e pavimenti
in legno e ovviamente quelle pareti trasparenti che fanno tanto clean, tanto
pulito, quanto il cibo vegano che ormai spopola fotografato sui social network.
Ma chi si figura la baita del nonno di Heidi, scoprirà purtroppo che non basta
vendere il latte fresco della mucca che scampanella allegra sulle montagne per
pagare casa.
Quanto costa quindi l’ecosostenibilità? Dipende. Ci sono
senza dubbio soluzioni abbordabili, ma non immaginate le raffinate casette da
rivista allo stesso prezzo dell’edilizia popolare: gli edifici eco-compatibili
sono dall’8 al 20% più cari rispetto a quelli tradizionali. Il vero beneficio,
però, si può ottenere sul lungo periodo, con risparmi sui consumi che sfiorano
l’80%, e con le detrazioni fiscali. I risvolti economici sono stati analizzati
da Irena (agenzia intergovernativa per le energie rinnovabili), Servizio Studi
della Camera e Cresme (centro ricerche economiche, sociali e di mercato per
l’edilizia e il territorio) alla fine del 2013 nel rapporto REthinking Energy. Lo
studio mostra come le fonti rinnovabili stiano diventando sempre più
competitive rispetto alle fossili, grazie per esempio alla diminuzione dei
costi, che dal 2008 sono scesi dell'80% per il fotovoltaico e del 18% per l’eolico.
Inoltre, grazie agli incentivi fiscali al 65% e al 50% dell’Ecobonus e della
legge di stabilità, nel 2013 sono stati realizzati
interventi per 27,5 miliardi di euro (+40% sul 2012) e per il 2014 si stimano
investimenti per 33 miliardi da parte delle famiglie: una cifra importante, che
vale il 2% del Pil italiano.
Da un lato emerge quindi la crescita significativa delle rinnovabili negli ultimi anni, dall’altro si evidenzia però che senza potenziare ulteriormente gli investimenti e accelerarne la diffusione, non si potranno evitare gli impatti disastrosi del cambiamento climatico e rispettare il limite massimo dei 2 gradi centigradi di riscaldamento medio del pianeta sarà un’utopia.
Bisogna vivere verde, dunque. Come? L’ultima
frontiera dell’ecologia è la casa passiva,
cioè un'abitazione priva degli impianti convenzionali di riscaldamento. E’ detta passiva perché si assicura il benessere
termico tramite il calore solare irraggiato attraverso le finestre e mediante quello
prodotto all’interno dell'edificio e dagli occupanti stessi. Nipote della Green House americana, la casa passiva è arrivata in Italia con Norbert Lantschner, fondatore e direttore di CasaClima, il sistema di
certificazione energetica degli edifici ritenuto dall’Onu una delle 21 azioni concrete
da mettere in atto contro il cambiamento climatico. Partendo
dal presupposto che il consumo domestico assorbe il 40% dell’energia primaria e
che nei tetti, nelle pareti e nelle porte si nasconde una grande dispersione
del calore, il progetto CasaClima o Casa Passiva si propone di ridurre il
consumo energetico: dai 20 litri di gasolio per metro quadrato abituali a meno
di un litro per mtq. Una famiglia che normalmente spende 1500-1800 euro annui
per 100mtq ne spenderebbe così solo 200.
La prima casa passiva, la Passiv Haus di Darmstadt-Kranichstein
Non solo: un’abitazione simile produce anche energia da riutilizzare
per usi nazionali e questa soluzione costituisce anche un’ importante
possibilità di crescita sostenibile per i Paesi in via di sviluppo, oltre che
un settore fertile per la fioritura di nuove figure professionali.
Un processo intelligente, che parte, proprio in senso letterale,
dalle fondamenta: la costruzione deve avere un orientamento che massimizzi la
luminosità interna della casa. E’ poi necessaria un’adeguata schermatura, quindi
pareti grandi e spoglie, per lo più in vetro, che facilitino l’accumulo di
energia. Infine, un’estetica compatta, sul modello delle serre.
Progetti irrealizzabili per l’Italia? Pare di no. Sicuramente il
modello tedesco non può essere applicato a stampo nel nostro Paese, viste le
differenze climatiche e di risorse naturali a disposizione. Nell’ottobre del
2013, tuttavia, a Bollate (Milano) è nata la prima casa passiva mediterranea,
appunto realizzata secondo le caratteristiche morfologiche nostrane: una villetta
di tre piani quasi interamente in legno. E non è finita: a Cascina, località San
Prospero (Pisa), è in costruzione una casa passiva in canapa e calce.
La casa passiva mediterranea di Bollate
In costruzione la casa passiva in Calcecanapa, a Pisa
Ammettiamolo, però: alcuni di questi esemplari sembrano container.
Ma se i primi modelli partenopei di casa passiva appagano l’ambiente e non
l’occhio, Lantschner non ha lasciato nulla al caso e, dopo aver lasciato a
febbraio 2012 la direzione di CasaClima, è ora a capo di un nuovo progetto,
chiamato Climabita. Questo, rispetto alla creatura primogenita, pone
un’attenzione particolare alla piacevolezza e alla qualità estetica.
L'interno di una casa passiva secondo il modello Climabita
La raffinatezza verde era già stata assodata dal Bosco Verticale di Stefano Boeri, realizzato
nel quartiere Porta Nuova di Milano. Non certo un omaggio alle 900 specie
arboree che ospita sulle sue terrazze né un esempio di architettura
sostenibile, ma uno spunto di riflessione sul gusto estetico del ritorno alla
natura, visto che il residence è stato annoverato tra i 5 grattacieli più belli
del mondo. E quella dei giardini verticali è una tendenza che sta disegnando il nuovo perimetro dell'architettura contemporanea. Non solo suggestiva, ma anche utile, visti gli indubbi benefici per la termoregolazione e il filtraggio dalle polveri presenti nelle aree metropolitane, sempre più povere di spazi verdi. Un modo, quindi, per conciliare le esigenze dell'ecologia a quelle della cittadinanza.
Il Bosco Verticale di Milano
L’eco, dunque, non è solo –logico. Oltre alla necessità di risparmiarci
futuri dissesti ambientali e l’esaurimento delle risorse scarse, siamo attratti
da qualcos’altro. L’illusione di vivere "come una volta", coltivando l'insalata nell'orticello della nostra terrazza al quindicesimo piano. La magia di una casa silvestre, come quelle degli hobbit.
Eco, vintage e fantasy, in effetti, stanno vivendo la gloria di uno stesso
palcoscenico.
In Scandinavia costruivano case green già millenni
fa, realizzandole con le cortecce delle betulle, per
rivestirle poi di tufo.
Le porte erano piccole non per
la bassa statura degli abitanti,
ma per la scarsità del
legno necessario a realizzarle
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