giovedì 27 febbraio 2014

Aspettando le europee


Fra tre mesi voteremo i deputati del Parlamento europeo. La scena è quella di una riunione condominiale: tutti litigano, tutti accusano, nessuno vuole pagare. La prospettiva più lunga a cui guarda chi annaspa tra il mutuo, le bollette e la cassa integrazione è fine del mese. Accade in Italia come in tanti altri Paesi dell’Unione: nazionalismo e spinte antieuropeistiche sono armi acuminate nelle mani di governi troppo deboli per ammettere le loro responsabilità. Si cerca innanzitutto un nemico, un capro espiatorio che mascheri verità indigeste. Ecco quindi la demonizzazione dell’Ue e di tutto ciò che essa rappresenta: Bruxelles, l’euro, le politiche di stabilizzazione monetaria, l’uomo nero José Manuel Barroso e la signorina Rottenmeier Angela Merkel. Della realtà comunitaria è questo che conosce la maggior parte degli italiani: più del 90% ignora i meccanismi di funzionamento e la struttura delle istituzioni europee. Se così non fosse, i politici nostrani farebbero fatica a sostenere la parte degli offesi. Si saprebbe, per esempio, che quasi sempre le decisioni comunitarie vengono prese all’unanimità, quindi anche con il benestare dei rappresentanti italiani. Che se le tasse aumentano è per coprire un debito di 2.075 miliardi, dato che tagli significativi alla spesa pubblica scontenterebbero fette troppo ampie di elettorato. E che se i Paesi più poveri d’Europa hanno ancora una moneta nazionale, forse il ritorno alla lira non è la panacea dei mali italiani. Mura di diffidenza tra “noi” e “loro”, velleità autoctone: non c’è da essere ottimisti. Tuttavia, andrà a votare solo chi ha una coscienza civica, non ci resta quindi che sperare in essa.


Nessun commento:

Posta un commento