Poniamo il caso che siate alla ricerca di una strada. Non in
senso topografico, ma in termini di futuro. Aggiungiamoci la fortuna di essere
persone che non si arrendono. E di avere un’indole votata alla socievolezza. Il
tutto condito da una forte curiosità e dal genuino interesse per l’arte e la
cultura. Ovviamente per essere simpatici bisogna avere anche qualche difetto, o
meglio, qualche vizio. E allora vi piace godervi la vita. Per esempio con un
bell’aperitivo, di quelli giusti. Mentre chiacchierate con gli amici fate due
parole anche coi baristi, che ormai vi conoscono come clienti fissi. E’ così,
dileggiando, che nascono le idee. Se le si sa cogliere.
So che non avete ancora capito dove voglio andare a parare.
In realtà non c’è un focus ma un’esperienza, che racchiude tante cose:
intuitività, spirito d’avventura, voglia di coinvolgere e, perché no,
divertimento.
Non è passato nemmeno un mese da quando Silvia mi ha
lanciato il sassolino. Avevo appena finito di sorseggiare il mio Red Spritz (se
non sapete cos’è vi conviene vivamente scoprirlo) e gongolavo bella felice,
ristorata da quel buon mezzo litro di alcol e fantasia. Stavo per uscire dal
locale. «Senti
Chiara, mi è venuta un’idea. Ho una proposta da farti. Ti andrebbe di tenere
una serata a settimana qui al Red App?».
Detto, fatto. Siamo già alla vigilia del secondo appuntamento di
BARattando, un aperitivo che ho ideato sul mio modello di vita. E stiamo
freschi, direte voi. Invece l’idea è piaciuta. Ogni mercoledì la gente viene al
Red App, un localetto chiccosissimo in centro a Brescia. Tutto rosso. Appena
aperto. Dove si beve il pirlo (noi bresciani lo chiamiamo così) più buono della
città. Lo fanno solo lì. Al posto dell’Aperol o del Campari o del Martini
mettono il Red Kiss, un liquore di pesca e arancia. Ci sono diverse varianti
preparate con questo nettare dei terrestri, ma non intendo dilungarmi nella
spiegazione delle sue beneficissime proprietà. Per capirle dovete per forza
provarlo. E le vostre ugole, insieme all’umore, vi ringrazieranno.
Ma torniamo al BARattando. Come dice il nome, di aperitivo del baratto
si tratta. Si parte da una pagina facebook, in cui ogni utente posta le foto
degli oggetti che intende scambiare. Due a serata. Chi si presenta il mercoledì
con merce di baratto riceve la tesserina che dà diritto agli sconti sugli
aperitivi. E si diverte. Innanzitutto perché ci sono io a fare da giullare al
microfono, gestendo un’asta che ha il sapore del vintage, unito alla sfida di
accaparrarsi il tesoro più succulento. Poi perché si crea un circolo. Di
settimana in settimana subentrano l’amicizia e la solidarietà: tutti
noi, dipendenti da Red Kiss, ci capiamo. E così si passa una serata in
compagnia, con ingredienti che tanto usuali non sono di questi
tempi.
In primis lo spirito d’impresa: Silvia e Christian, una
coppia che a me fa tanta bonaria invidia, perché sono bellissimi, hanno aperto
un locale. In un periodo di crisi. Vicino al Teatro e al Cinema Sociale dove ci
sono almeno sei bar, ormai consolidati, nel raggio di pochi metri. In una città
molto più incline al lavoro che al divertimento. E poi Giorgio, fratello di Silvia, ha disegnato e creato il brand. Red
App. E specialmente un nuovo modo di fare l’aperitivo, che gioca
sull’italianità, andando controcorrente rispetto al resto dei locali, che
imitano invece la movida milanese, proponendo spritz annacquati con buffet
tanto pantagruelici quanto di scarsa qualità. Invece il Red Kiss te lo servono
nei calici a coppa, come si deve, insomma. E i manicaretti sono degni di questo
nome: niente tramezzini gommosi o pizzette surgelate, ma salumi e formaggi
nostrani, accompagnati da crostini pepati, ragù piccantissimo, verdure fresche
in pinzimonio e il fantastico polpettone di Marco, che sta dietro il bancone a
preparare cocktail ma non manca di far compagnia alla clientela. Appunto
sbevazzando pure lui i suoi drink. Per fortuna ci sono Yuli e Francesca che almeno fingono di controllarlo. 5 euro il pacchetto aperitivo del baratto.
Giusto per dare l’idea di come la qualità non comporti necessariamente costi
elevati, se accompagnata da efficienza e ottimizzazione.
Poi ci sono i principi di fondo. Per esempio, che nulla si
spreca e tutto si riutilizza. Io sono la regina delle cianfrusaglie, fatico
tremendamente a staccarmi dagli oggetti, specialmente se inutili e dal valore
più affettivo che economico. Eppure talvolta è necessario, sennò mi troverei come
quei casi di Real Time, persone affette da ossessione dell’accumulo. Anche no.
Ecco dunque l’idea di scambiare, che va a braccetto con
l’esigenza del risparmio. Magari trovo qualcosa che mi serve e lo prendo senza
spendere soldi, ma anzi, sbarazzandomi di ciò che tanto avrei dovuto buttare.
Due piccioni con una fava. Sono o non sono arguta? E poi, vabbè, i soldi che
risparmio andranno in aperitivi, libri, vestiti e oggetti vintage. Perché
l’economia va stimolata, no?
Non mi sono però accontentata. Circa una sera al mese invito
un ospite. Non aspettatevi il tronista di Mary De Filippiche né la velina
bella-ma-intelligente. Gli ospiti li scelgo io. E punto a persone interessanti
ma poco conosciute. Premio l’impegno in scarsità di mezzi, non perché sia una buona
samaritana ma perché odio l’esclusionismo e i loop senza via d’uscita: se tutti
continuiamo ad alimentare la fama di chi è già noto non scopriremo mai nessuno
e nulla di nuovo. Una perdita per noi e per chi cerca di emergere. Quindi ci
saranno giovani scrittori esordienti, artisti atipici, fotografi geniali e
cantanti croccanti come le pesche noci ancora un po’ acerbe. E gente che si dà
da fare per gli altri: presidenti di associazioni di volontariato, per esempio.
Questa è autopromozione pura e dichiarata. Ma che volete? Il
blog è il mio e propongo qualcosa in cui credo veramente. Quindi: fate
aperitivi, fate baratti, non fate la guerra!
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