E’
più chiaro del cielo terso che ci stanno regalando queste ultime giornate di
primavera. A Corrado Passera, ex ministro delle Infrastrutture, Matteo Renzi e
il suo esecutivo non piacciono.
Lo spiega servendosi di un’organizzazione
logica dei dati, la stessa che, a suo parere, manca nella contabilità pubblica passata
e attuale. E sono numeri, i suoi, che si riferiscono al Def 2017, su tre
Governi: Monti, Letta e Renzi. Nella percentuale di spesa pubblica rispetto al
Pil, Letta si colloca sul gradino più alto del podio, con il 48%, a seguire
Monti, con il 48.7% e, fanalino di coda, proprio l’attuale premier Renzi, con
il 49.3%. Un ultimo posto che regala a Passera la soddisfazione di definire il
presidente del Consiglio in carica un “millantatore di tagli”. Spostandosi poi
sulla pressione fiscale, i giochi non cambiano di molto: stavolta è Monti il
peggiore, con il 43.8%, seguito da Renzi, 43.5%, e da Letta, che detiene il
43.3%, primato in realtà assai poco consolatorio. Insomma, morale della favola:
«Si
tratta di tre governi che hanno promesso cambiamenti mirabolanti rispetto al
passato, ma in realtà sono tutti uguali». La sua stessa appartenenza a uno di
quegli esecutivi (appunto come Ministro delle Infrastrutture della squadra di
Monti) è un ricordo eclissato. E comunque, non manca di ricordare Passera, «Su
850 miliardi di spesa pubblica il leader fiorentino ne ha utilizzati solo 25
per gli investimenti, con una diminuzione costante rispetto al passato. Altro
che crescita e sviluppo».
Persino gli
80 euro in busta paga sono messi sotto accusa: «Di per sé potrebbero essere un
provvedimento buono, ma sono mal indirizzati. Principalmente i destinatari sono
il bacino elettorale del Pd e tra l’altro nemmeno i “veri poveri”». I punti di
scollamento da un’iniziativa efficace per il Paese sono, secondo Passera, il
fatto che questo bonus venga dato a pioggia, che non includa il terzo settore e
che bruci 3 miliardi di spesa pubblica. L’effetto sui consumi, già limitato
allo 0,2%, sarà sicuramente nullo se questo provvedimento non avrà carattere
strutturale.
Ma veniamo
a uno dei presunti assi nella manica di Matteo Renzi: il Jobs Act. «Un ottimo
disegno rimasto solo sulla carta, anzi, neppure». Per Passera, infatti, le
leggi deroga equivalgono al proposito di mettersi a dieta da lunedì. E il
decreto Poletti ha scarnificato tutto il progetto originario: rimane solo la
flessibilizzazione del lavoro, che però genera una precarietà eccessiva.
Trentasei mesi, secondo l’ex Ministro, sono decisamente troppi. Anche il
contratto di apprendistato è in definitiva una burla, visto che la formazione
rimane a discrezione delle regioni, che possono decidere se affidarlo agli enti
pubblici o alle imprese private, scegliendo ovviamente, nella maggior parte dei
casi, la prima opzione. «E la colpa di questa occasione mancata non è della
burocrazia, ma solo della politica».
Insomma,
una vera e propria demolizione: vedremo se dal 14 giugno, giorno in cui presenterà
il suo progetto di Italia Unica, Corrado Passera saprà anche costruire. E
specialmente se lo farà con mattoni concreti.
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