La mamma è sempre la mamma…e non proseguo, perché il resto della frase mi fa venire il voltastomaco solo a pronunciarlo. Sembrerà strano a chi stamattina ha lasciato i fiori, il biglietto o i cioccolatini accanto alla tazza della colazione della propria mamma sapere che l'inventrice della festa non avrebbe apprezzato il gesto.
L'attivista americana Anna Jarvis non ebbe mai figli suoi. Fu la morte della madre, nel 1905, che la spinse a organizzare il primo Mother's Day su scala nazionale. Le celebrazioni ufficiali avvennero il 10 maggio (la seconda domenica del mese) 1908: a Grafton, West Virginia, luogo natale di Anna, in una chiesa oggi chiamata International Mother's Day Shrine; a Philadelphia, dove viveva, e in molte altre città americane. Negli anni seguenti l'appuntamento riscosse sempre più successo, tanto che nel 1914 il presidente americano Wilson destinò ufficialmente la seconda domenica del mese alla celebrazione della festività.
Ma fu proprio da quel momento che Anna Jarvis iniziò la sua opera di boicottaggio. Per lei la festa della mamma doveva essere un giorno da passare con la propria madre per ringraziarla di tutto ciò che aveva fatto. Non la festa di tutte le mamme, ma la festa di quella che ognuno reputa la migliore delle mamme: la propria. Di fatto, invece, l'aveva vista trasformarsi in un bengodi commerciale. Per questo Anna dedicò tutta se stessa - e la sua cospicua eredità - nel tentativo di riportare la festa alle origini. Fondò l'International Mother's Day Association per riprendere il controllo delle celebrazioni e arrivò persino ad attaccare la First Lady Eleanor Roosvelt, promotrice di iniziative di beneficenza nel giorno della festa. Addirittura nel 1923 fece irruzione a un congresso di produttori di dolciumi a Philadelphia e due anni dopo ripeté il gesto al congresso delle American War Mothers, un'associazione tutt'ora esistente che per la festa della mamma vende garofani per raccogliere fondi. In quell'occasione la Jarvis fu arrestata per disturbo alla quiete pubblica.
Nonostante tutto, Anna continuò a combattere per la sua festa della mamma, almeno fino ai primi anni Quaranta. Morì nel 1948, a 84 anni, in un ospizio di Philadelphia, senza un soldo e affetta da demenza senile.
Anna Jarvis (fotografia di Bettman/Corbis)
L'origine della festa della mamma, quindi, tanto allegra non è. A discapito della spiccata vocazione commerciale assunta nel corso del tempo, inizialmente si trattava di una giornata di lutto per le madri che avevano perso i figli in guerra. E se la Jarvis la trasformò da giorno celebrato dalle mamme a giorno di celebrazione per le mamme, la cultura del consumo ha fatto il resto. Oggi la festa della mamma è la terza occasione più importante per lo scambio di regali e biglietti dopo Natale e San Valentino. E la National Restaurant Association l'ha valutato come giorno prediletto dagli americani per andare a mangiare fuori.
In Italia la ricorrenza venne celebrata per la prima volta a Bordighera, zona dove, non a caso, c'è una ricca coltivazione di fiori freschi. Anche nel resto del mondo occidentale il senso della festa è più o meno quello che conosciamo e la mamma viene ricordata la seconda domenica del mese di maggio.
Diversa è invece la cadenza nel mondo arabo, dove, nella maggior parte dei Paesi, la festa della mamma si celebra il 21 marzo, in coincidenza con l'inizio della primavera. Ma anche lì non mancano eccezioni. A Panama, per esempio, il giorno è l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione di Maria, madre per eccellenza. In Thailandia è il 12 agosto, compleanno della regina Sirkit, al trono dal 1956, considerata madre di tutto il popolo thailandese.
Insomma, Paese che vai (festa della) mamma che trovi. La modalità di celebrazione si differenzia non solo in base alla storia, ma anche e soprattutto per il significato della figura materna nelle radici culturali della popolazione: pensiamo solo alla distanza che separa la mamma-educatrice cinese dalla mamma-chioccia italiana. O la mamma-amica americana dalla mamma-canguro africana. In fondo però c'è una linea unificatrice di tutti questi stereotipi: ognuno di noi ha una mamma, che sia quella che ci ha partorito, quella che ci ha cresciuto o anche solo l'interiorizzazione dell'istinto di autodifesa e della capacità di prendersi cura di sé.
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