lunedì 29 dicembre 2014

Cibo etnico: ovunque ma non a scuola

Trovatemi un bambino a cui non piace il fritto di pesce e patatine. O che non ama il risotto allo 
zafferano con salsiccia, carne e piselli. O wurstel e crauti. A patto, però, che non li si chiamino con i loro nomi: fish and chipspaella valencianaWurstchen mit SauerkrautE, restando in cucina, si potrebbe tagliare a fette non troppo sottili il dubbio. La sensazione, cioè, che non sia una questione di papille gustative. E che i diretti interessati non siano proprio i bambini.
Bambini che fanno festa se il pranzo è in un fast-food, non solo americano ma ormai anche orientale. Bambini che spesso sono più arditi degli adulti nell'assaggiare nuovi piatti quando li si porta in vacanza. Gli stessi bambini che, tuttavia, non gradiscono i menu multietnici proposti nelle mense scolastiche, sia in concomitanza del semestre italiano alla presidenza Ue sia in vista di Expo 2015.
L'intento di celebrare l'integrazione con il binomio cibo-cultura ha quindi fallito?
Perché pare proprio che agli alunni delle primarie e delle secondarie di primo grado gli involtini primavera non vadano giù. Che alle polpettine di riso preferiscano la pasta al ragù. Che le mense scolastiche debbano così fronteggiare deprecabili sprechi di cibo avanzato e ragazzini con la pancia vuota. Quasi una ripicca dal greve sapore leghista verso le vaschette di pasta al pomodoro ancora sigillate finite nei bidoni dell'immondizia dei campi profughi di Pozzallo.


Le polemiche, che di quel dubbio citato poco sopra costituiscono lo spessore, vengono dai genitori. Chi lamenta la non digeribilità. Chi teme che mangiando una volta ogni quindici giorni fish and chips il proprio figlio possa diventare obeso. Chi si allarma per le norme igieniche: chissà da dove viene quel pericoloso cumino? Non sarebbe meglio un risotto allo zafferano? Chi, ancora, ne fa una questione politica. Se a mensa servono il gulasch, allora devono dare anche lo spiedo con la polenta. Uccellini compresi.


Al di là delle polemiche, fertili quanto le steppe asiatiche, il punto è forse un altro. In gioco ci sono due ingredienti educativi. Il primo, decisamente più rilevante, è l'integrazione culturale. Che significa, soprattutto, non discriminazione. E allora la cucina c'entra eccome. Perché ci preoccupiamo di garantire adeguati menu ai celiaci, agli intolleranti ai latticini e ai diabetici, ma non ai vegani, ai musulmani e agli ebrei? Perché, "si dice", la prima è una prescrizione medica, la seconda una scelta. E allora, mettiamola su un altro piano: c'è differenza tra un malato di cancro e un malato di Aids? "Si dice" che il secondo un po' se l'è voluta, il primo no. O che un paziente col cancro al fegato non può mangiare e che un anoressico può invece scegliere. In questo mare di luoghi comuni non nuota nessuno, facciamo tutti i morti. E prima o poi un'onda birichina potrebbe farci annegare.


Il secondo ingrediente potrebbe essere riassunto dalla classica frase della nonna: o mangiar questa minestra o saltar dalla finestra. Solo che la minestra potrebbe non essere quella di nonna Pina ma magari di teta Amina (la sua corrispondente libanese). Addestrare, cioè, i palati dei nostri pargoli a fare poco gli schizzinosi. Anzi, a provare la curiosità del nuovo. Di solito i bambini ce l'hanno, ma se in famiglia li si abitua o li si autorizza a diete tanto monoalimento quanto monocolore è il credo del parentado, non se ne esce.


E poi, spiegatemi una cosa: perché va tanto di moda mangiare al ristorante indiano? O togliersi le scarpe e consumare pasti, seduti sul tappeto, nei tavolini bassi dei giapponesi? 
Forse la moda non discrimina, perché ha il carattere del gioco. La quotidianità, invece, è una cosa seria.

venerdì 19 dicembre 2014

Le 12 cose che

Il silenzio stampa di questi dieci giorni è giustificato da un alibi di ferro. Anzi, di carta, pixel e onde. Ero davvero troppo intenta a leggere e ascoltare ovunque classifiche ed elenchi: su giornali e riviste, on line e sfogliabili, in tv e in radio.
Dai migliori film dell'anno, ai peggiori omicidi del 2014. Si sa, gli elenchi attirano. E allora ecco il mio. Una o più cose al mese.

1. A gennaio, giusto come detox dalle abbuffate natalizie, ho mangiato per la prima volta all'Old Wild West e ho scoperto che sono una buona carnivora. Non estimabile, ma estimatrice. E' stato un inizio anno decisamente calmo, ma mi è servito, se non altro a concedermi di stare anche tranquilla.

2. A febbraio ho conosciuto una delle mie attuali amiche più care. Silvia. Ci mandiamo cuoricini. Ci chiediamo almeno dieci volte al giorno come stiamo. E se il whatsapp termina con un punto anziché con uno smile, iniziamo seriamente a preoccuparci. Siamo le paranoiche della peggior specie, ma, credetemi, siamo tanto carine. Ah, tra l'altro, il 19 febbraio ho anche aperto questo blog.

3. A marzo è morto il mio Prof, Angelo Agostini. E' stato orribile. Orribile perché non ho potuto
salutarlo e dargli la prova che aveva fatto bene ad avere fiducia in me.
In compenso, lo stesso mese, ho organizzato l'aperitivo in lilla. Così ho avuto modo di conoscere i proprietari e il gestore del Red App. E' nata una collaborazione, oltre che un'amicizia, e ora sono parte del team.


4. Ad aprile sono andata in Trentino per un weekend con un'associazione di volontariato. e Lì, in mezzo alla natura, ho scoperto la naturalezza. Di pensare, ma anche di dire. O di tacere. Di essere entusiasta per un viaggio, come non lo ero da moltissimo tempo.



5. Maggio è sempre il mese delle catastrofi. Quest'anno, eccetto un piccolo acciacco, non è successo nulla di terribile. Ho festeggiato il compleanno di mia madre. Erano anni che, per un motivo o per l'altro, non lo si faceva. Siamo uscite Rosa, Federica, mamma e io. E lei era anche un po' alticcia. A maggio ho iniziato pure i miei aperitivi del mercoledì al Red App.

6. Giugno ha compensato quello che non ha fatto il suo predecessore. Crisi esistenziale di mia sorella, con annessi e connessi. Lite con Aglaia, un'altra delle mie migliori amiche. Lì avevo davvero esagerato. Per fortuna non ci siamo parlate per una settimana ma poi abbiamo deciso di fare pace. Il tutto nell'incantevole cornice di Molino Dorino, dove i miei colleghi e io ci prodigavamo come volontari per Expo.

7. Per sfogare la mia indole sociale, a luglio mi sono data al pierraggio. Ho organizzato e partecipato a diversi eventi che avevano come trait d'union il divertimento (cin cin, per intenderci) e la cultura (moda, arte, bellezza, fotografia). Alcuni si sono poi svolti nei mesi successivi.

8. Agosto. Relax. Una vacanza con tutta la famiglia a Lampedusa. C'ero già stata, con alcuni amici, ma desideravo tanto tornarci e portare con me anche le persone a cui tengo di più. E' stata una settimana notevole. Come notevole sono stata io in veste di guida turistica. Decisamente meglio di Trip Advisor.



9. Settembre. Adoro l'autunno e con le foglie sono cadute anche alcune convinzioni. Ma ne sono maturate altre. Per esempio ho capito che nel mio corpicino non batte il cuore del commercio. Che avere a che fare con gli esercenti non fa per me. Che io amo scrivere, filmare e fotografare. Racconto, non vendo. Ho iniziato lo stage al Giornale di Brescia, in cronaca. Ed è stato come tornare a casa.


10. Il 5 ottobre abbiamo festeggiato il 63° anniversario di matrimonio di nonno Amedeo e nonna Renata. Un pranzo a sorpresa in famiglia, con lo spiedo, la polenta e il ragazzo di mio cugino. Anche se loro, secondo me, se l'aspettavano. Invece il 30 ottobre, Rosa, Francesco e io abbiamo festeggiato il compleanno. 26 anni per me e la mia gemellina. 38 per nostro fratello. E la sera siamo usciti a cena. Ho mangiato i bigoli cacio e pepe, tanto vino rosso e il semifreddo al torroncino e cioccolato. E c'erano anche Andrea, Celeste e Stefania, rispettivamente figli e moglie di mio fratello. Abbiamo parlato di Harry Potter quella sera, anche se mia madre e Stefania si annoiavano un po'.



11. A novembre sono passata al settore web e tv, sempre al Giornale di Brescia. Ho tra l'altro iniziato a sentire il peso dei miei 26 anni. Quante cose avrei potuto fare e non ho fatto in questi 26 autunni? Lavoro, situazione sentimentale, tutto mi pareva tabula rasa.

12. Poi è arrivato dicembre. E un nuovo motto. MID. Muovi il Didietro. Ho conosciuto un'altra amica che mi ha aiutata a risollevarmi, insieme alla sua mamma, in questo periodo un po' no. Paola. Dicembre comunque non è ancora finito. Si spera che, oltre a tutte queste belle amicizie femminili, all'affetto in famiglia e alle esperienze professionali, arrivi anche l'amore. E non osate, non provateci nemmeno a pronunciare la frase regina dei luoghi comuni: non arriva quando meno me lo aspetto. In ogni caso, se anche non dovesse essere questo mese, va bene pure il prossimo.



martedì 9 dicembre 2014

La decrescita felice

Buy something. E' questo il motto, secondo gli economisti (e i pubblicitari), per uscire dalla crisi economica ed essere tutti ricchi e felici. Sarà vero?
Il Pil italiano ai prezzi di mercato, espresso in milioni di euro, dal 1995 al 2012 è costantemente aumentato, passando da 952.158 a 1.567.010. Certo, ci sono stati momenti di flessione, come tra il 2008 e il 2009 e tra il 2012 e il 2013, ma nel complesso la crescita è stata costante. Volutamente ho mostrato i dati al lordo dell'inflazione, appunto per mostrare come l'aumento dei prezzi, e quindi anche del prodotto interno, non sia effettivamente indice di un maggiore benessere della popolazione. Non corrisponda, in termini più concreti, a un aumento della ricchezza. Infatti anche la disoccupazione, nello stesso arco temporale, è cresciuta: dal 11,2 % del 1995 al 12,2 % del 2012. Questo nonostante la popolazione italiana stia invecchiando e nonostante aumenti il numero di laureati.
Pur senza volere entrare nel merito di questioni che caso mai competono agli economisti, un ragionamento sul binomio crescita-benessere è d'obbligo, specialmente dopo la crisi che ha paralizzato l'intero mondo occidentale, aumentando il tasso di povertà anche in Paesi considerati non a rischio fino a qualche anno fa.


E' possibile una crescita infinita in un mondo in cui le risorse sono finite? Come è stato già rilevato da parecchi studiosi dell'economia mondiale, i criteri attuali di misurazione della ricchezza non tengono in considerazione fattori che invece non possono essere trascurati. Come: la scarsità delle risorse, l'impatto ambientale delle attività produttive e altri valori non monetari, quali l'istruzione, la non discriminazione, l'uguaglianza tra i sessi, il diritto a una vita libera e dignitosa e quello delle future generazioni ad avere in eredità risorse adeguate e un ambiente non compromesso. Non a caso il tasso di suicidi - e quindi, si presume, di infelicità - nei paesi del Nord, generalmente considerati i più ricchi, è di gran lunga più elevato rispetto alle zone mediterranee e del Sud. E, ancora non a caso, gli sprechi, le "sviste", i costumi smodati dei nostri padri li stiamo pagando noi giovani. Ritrovandoci disoccupati dopo anni di studio e fatica. Non avendo nemmeno la minima speranza di una pensione. Crescendo nell'incertezza e specialmente nella sfiducia verso il mondo del lavoro.
Il termine decrescita felice non è farina del mio sacco. Così come non lo sono alcune delle riflessioni che sto esponendo. Lo stimolo mi è venuto ieri sera.
Un po' per caso, un po' per curiosità, ho accettato l'invito di un'amica all'aperitivo organizzato dal Movimento Decrescita Felice di Brescia. E così, mangiando e bevendo - tutto auto prodotto secondo principi di sostenibilità e non crudeltà - ho aperto gli occhi.


Una passeggiata all'aria aperta e mangiare una mela colta dall'albero del nostro giardino non fanno crescere il Pil. Una casa ben coibentata permette ogni anno un risparmio energetico del 60%, facendo addirittura diminuire il Pil. Meglio una casa mal costruita che lo faccia invece crescere?
Questi e altri interrogativi si pone il Mdf, che appoggia una "filosofia di vita con l'obiettivo di costruire un modello di società, che punti al benessere globale come somma di valore umani e ambientali condivisi, uscendo dall'imperialismo dell'economia per favorire un ritorno parziale all'auto produzione e allo scambio". Questo - a detta del movimento - "non significa un ritorno al passato, né una rinuncia: è anzi un progresso verso una società migliore, tecnologicamente più avanzata, ma che metta l'uomo e il rispetto per l'ambiente al centro di tutto".
E in effetti le società che producono di più non necessariamente sono quelle più avanzate. Pensiamo solo alla Cina, dove, nonostante il Pil sia cresciuto fino allo scorso anno in maniera impressionante, permangono ampie falle nella democrazia e dove si stanno gettando le basi per vere e proprie catastrofi ambientali. Uno dei Paesi che invece ha sviluppato nel corso degli ultimi anni un'attenzione particolare verso il risparmio energetico e lo sviluppo sostenibile è la Germania, dove i modelli ecologici non solo solo una realtà ma quasi sempre la prassi. Certo, i problemi ci sono anche lì. Lo sanno bene tutti i coltivatori e allevatori che agli inizi del nuovo millennio erano stati, nel loro piccolo, pionieri del mercato biologico, ponendo all'attenzione di media e istituzioni l'urgenza di un cambio di modalità nella gestione sia del settore primario sia del secondario. Quegli stessi piccoli produttori oggi si vedono costretti a fare marcia indietro, a tornare all'agricoltura e all'allevamento tradizionale. Perché? Perché anche il bio può essere ammazzato, quando da esso si tenta di fare un grande business.


E' così che scaltri imprenditori hanno creato il paradosso degli allevamenti intensivi biologici. Senza rispettare, per esempio, la quantità massima di galline per metro quadro di pollaio che costituiscono il limite del bio. In questo modo hanno potuto abbassare notevolmente i prezzi, il che, in una società sempre più attenta alla salute, è stato mannaia. Ma non solo. Le arance butterate, i cetrioli un po' storti, le mele piccole o le pere figlie di un Dio minore, le avete più viste? No, nemmeno nel più chic dei mercati biologici. Che adesso sono diventati supermercati. Il problema è uno: le terre sono poche e coltivare o allevare secondo i principi del biologico abbasserebbe la quantità di prodotto, ridurrebbe il Pil.


Ecco allora il paradosso: la nuova frontiera del biogas. Un fenomeno che sta prendendo piede anche in Italia. Già un anno fa erano ben 347 gli impianti a biogas nella sola Lombardia. E anche quest'anno sono stati tanti gli agricoltori che hanno preferito convertire le loro terre alla produzione di biomasse. In pratica: non si coltiva più per ottenere frutta, verdura e cereali, ma per dare il raccolto agli impianti industriali, i quali lo trasformano in energia. Un bel risparmio, direte voi. A basso impatto ambientale. Peccato che poi tocchi importare quegli stessi prodotti che abbiamo bruciato per generare gas. Perché oltre agli impianti vanno nutriti anche uomini e animali, no? Il fraintendimento sta appunto in quelle tre lettere: bio. Vita, certo. Ma che vita? Quella degli animali (tra cui l'uomo) e dell'ambiente o quella da cui derivano gas in fondo non così salutari? Perché, tra incentivi da parte di tutti gli enti possibili - dall'Europa, allo Stato, alle Regioni - qualcosa è sfuggito di mano. Sembra infatti ignorato il fatto che, pur producendo energia pulita, anche queste centrali sono fonte di emissioni inquinanti.
E, visto che il Natale si avvicina, qualche consiglio eco-sostenibile:

  • Preferire i pranzi e le cene a casa rispetto alle uscite al ristorante, facendo attenzione a non cucinare troppo per poi rischiare di buttare via. Un'alternativa potrebbe essere distribuire tra i commensali, prima che se ne vadano, parte delle pietanze avanzate. O ancora, portarle nei dormitori pubblici o in parrocchia.
  • Evitare di fare regali, anche piccoli o insignificanti, se non lo sentiamo davvero. La paura del giudizio può essere vinta dalla consapevolezza di compiere un'azione socialmente utile, limitando i consumi superflui. Tanto, se non è sentito, con tutta probabilità quel regalo non sarà nemmeno gradito. E finirà nell'immondizia.
  • Acquistate un albero di Natale finto o fatelo addobbando una pianta in giardino. O ancora, trovate soluzioni originali in casa.
  • Se proprio dovete regalare qualcosa, evitate i cesti con bottiglia e panettone: pensate a quanti ne riceveranno già gli amici a cui li volete indirizzare. E al fatto che con un cesto pagate almeno cinque volte di più un prodotto rispetto che al supermercato o in una bottega.
  • Sempre in materia di regali, lasciate stare quei prodotti che sono palesemente mode temporanee e, se proprio, valutatene l'utilità: un paio di scarponcini può sempre servire, un abito con le paillettes no.
  • Anche se può sembrare il contrario, la lavastoviglie oltre che comoda è anche eco-friendly. Mettendo i piatti nella macchina magica risparmiate un bel po' di acqua. E, visti i tanti commensali che siederanno alle vostre tavole nelle prossime settimane, suppongo che la cosa possa farvi piacere.
  • Infine, è tanto bello stare al caldo. Ma costa e non fa bene alla salute. Meglio un bicchiere di vino in compagnia, una coperta calda e...non fatemi dire il resto, dai.

lunedì 8 dicembre 2014

Regalo cuccioli di chihuahua

Chihuahua piccolissimi. Tenerissimi. Che non puoi non amare al primo sguardo. E li regalano!
Ok, difficile non sentire puzza di marcio. Ma altrettanto difficile non farsi tentare. Specialmente per chi non è esperto conoscitore degli animali. E per chi ne vorrebbe uno non tanto perché mosso dall'anima green, quanto perché bisognoso di dare e ricevere coccole da un batuffolo peloso.
Ancor più legittimo se a proporre il regalo è una donna, che dice di avere quattro figli, di vivere a Londra, dove i cuccioli non possono stare per il clima, di non volere soldi, ma di chiedere solo una cifra - relativamente modesta - per il trasporto del cucciolo in aereo e poi fino a casa. A quella che dovrebbe essere la sua nuova casa.
Anche io ci avevo quasi creduto. Un po' perché sono ingenua, un po' perché chiunque non abbia la diffidenza nel dna si sarebbe fatto disorientare. E poi mi sono detta: dovesse anche essere una truffa, almeno poi la potrò raccontare e denunciare.

E' bastato digitare su Google la stringa: cuccioli in regalo Brescia. E ne è uscita una sfilza. La mia attenzione è stata attirata dal seguente annuncio:

Regalo cuccioli di chihuahua mini toy

Va bene, forse a mente fredda fa già un po' rabbrividire. Difficilmente un amante degli animali li regala agli sconosciuti. E, soprattutto, l'inserzione su pagine web come Bakeka.it, Subito.it, Kijiji e eBay rende proprio il processo di oggettualizzazione dell'animale. Ma tenete a mente il punto di partenza: una persona che con cani, gatti, uccellini, pesci rossi, galline, conigli e compagnia bella ha un rapporto del tutto normale. Non si parla di chi è iper-sensibile all'argomento. Né di un agente della Polizia postale.
Anche perché sotto all'annuncio ci stanno queste fotografie.




Anche in questo caso è difficile capire se si tratta o meno di un fotomontaggio. Sembrano foto da pet-calendary, questo sì, ma , oltre a quello, voi notate altro? 
Per chiedere informazioni sui cuccioli bisogna compilare un breve modulo, inserendovi nome, numero di cellulare e mail. Il fatto che non vengano richiesti altri dati, poi, se da un lato può insospettire, dall'altro tranquillizza. Niente carte di credito, niente codice fiscale o indirizzo. 
Si prova. 
E non passa nemmeno mezz'ora che arriva la mail di Mrs Katie, donna di origine italiana, che racconta di avere quattro figli e di essersi trasferita a Londra per trovare lavoro. I cuccioli, là in Inghilterra, non possono stare a causa del clima. Mi scrive in un italiano improbabile, tanto che le chiedo se possiamo comunicare in inglese, perché faccio fatica a comprendere quello che dice. Nemmeno con l'inglese, comunque, se la cava benissimo. Al che mi sorge il dubbio che stia scrivendo in un'altra lingua e usando il traduttore di Google. In ogni caso, ormai ci sono dentro. 

Come posso avere il cucciolo da Londra? Semplice: con un'agenzia, tale Pet Delivery Service. Servono alcune informazioni. Il mio indirizzo, numero di telefono e cellulare, se i miei familiari sono consapevoli e d'accordo circa l'arrivo del cagnolino, se ho lo spazio e la disponibilità economica per allevarlo. Il cucciolo arriverà in un giorno a casa mia, dall'aeroporto di Londra a quello di Orio al Serio, già munito di tutto: dallo svernamento, al microchip, ai vaccini e pure il corredino. Devo solo versare 165 euro per il trasporto. Appunto alla Pet Delivery Service. 
Arriviamo quindi a lunedì mattina. Ricevo la mail di Katie, che mi chiede se sono stata contattata dall'agenzia e se ho versato il pagamento. Sì, mi ha chiamata un uomo dal forte accento straniero (che parlava un italiano stentato) proprio mentre facevo colazione. La mail dell'agenzia era finita nello spam. E così recitava:

Così il cucciolo è pronto per essere messo a bordo ora, è necessario effettuare il pagamento se 165 € per l'indirizzo del nostrocassiere di seguito, si stanno facendo il pagamento all'indirizzo della cassiera della nostra sede in Camerun, si deve utilizzareun'agenzia di trasferimento di denaro MONEYGRAM per inviare il denaro, perché non accettiamo pagamenti al di sotto 3.000 € via sonoconto bancario.

Nota: che la consegna non può essere effettuata se è stata pagata la tassa di 165 € in nome e l'indirizzo del cassiere che abbiamo datoseguito.

     pagamento deve essere effettuato questa mattina per evitare la consegna di ritardo

                                                                                 
           CASSIERE O INDIRIZZO DEVE FARE   IL MANDATO DI PAGAMENTO
                                                                    
                                                            NOME ;  FASEH
                                                       COGNOMI :  ANUATINDE YVETTE
                                                       INDIRIZZO ; AVENUE BASTOS N° 33
                                                       CADICE POSTALE ; 00237 
                                                       CITTA ; YAOUNDE
                                                       PAESE ; CAMERUN 
                                                       IMPORTO ; € 165
  Si prega di pagare l'intero importo indicato tramite MoneyGram
(Poste Italiane), perché sono veloci e affidabili pagamento. Deve essere fatta al più presto possibile al fine di inviare il cucciolo al più presto .. Così, E-mail il numero di riferimentoimmediatamente dopo il pagamento viene effettuato con il trasferimento dei dati di denaro, tra cui il numero otto di riferimento e ilnome del mittente. quando il global movers da compagnia conferma che avete fatto il pagamento, noi metterà il vostro cucciolo a bordo del prossimo volo è previsto a partire alle 15:50


Consegna


Il vettore responsabile dell'animale domestico per il vostro cucciolo di consegna a casa vostra è il

Sig. Douglass Petrolli
Codice di monitoraggio: (IN ATTESA) Fino al pagamento è confermato.
Gentile cliente,
riguardante i pagamenti dei soldi, tutti i pagamenti di importi inferiori a 3000 €, è fatto per la nostra filiale di sviluppo in Camerun.
in modo da cercare di fare il pagamento il più presto possibile in modo che il cucciolo può partire.
abbastanza presto
Potrai effettuare il pagamento per il trasferimento di documenti di proprietà di grammo dei soldi, questo metodo di pagamento è veloce, sicuro e affidabile per i nostri clienti. potrete effettuare il pagamento alla cassa del nostro ramo di sviluppo utilizzando il seguente indirizzo
in modo da cercare di fare il pagamento il più presto possibile in modo che il cucciolo può partire.
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Potrai effettuare il pagamento per il trasferimento di documenti di proprietà di grammo dei soldi, questo metodo di pagamento è veloce, sicuro e affidabile per i nostri clienti. potrete effettuare il pagamento alla cassa del nostro ramo di sviluppo utilizzando il seguente indirizzo
Per qualsiasi informazione o clearifications su questa mail, potete contattarci utilizzando i numeri di telefono qui sotto. Dovete notifica subito a finire che lo effettua e si deve anche essere a casa per ricevere il cucciolo a casa un momento di arrivo. Vi invieremo il detal volo e ora di arrivo del tuo cucciolo dopo aver confermato il pagamento.
utilizzando companion.pets.delivery@gmail.com per la conferma in modo che possiamo iniziare a spedire il vostro cucciolo.
Nota ,
se tale importo non viene pagato, il cucciolo non può essere spedito dalla nostra agenzia.
tale importo deve essere versato in modo che il volo del cucciolo può essere attivato e la consegna può essere effettuata al vostro indirizzo di casa.

Mittente nomi completi .................................
 Otto il numero di riferimento cifre ................

o semplicemente la scansione della ricevuta e inviare via e-mail

   si sono garantiti per un servizio eccellente e puntualità. Noi tutti vogliamo ciò che è meglio per i nostri clienti.
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Quando hai completato la transazione, vi preghiamo di contattarci con il nostro indirizzo e-mail

Mr.  ROBERT S. MULLER
La mail si apriva, tra l'altro, con immagini che - e questa volta non ci voleva un genio per capirlo - altro non erano che fotomontaggi del vero sito della Companion Air, con il quale, tra l'altro, la mail non corrispondeva. Tanto che mi è bastato copiare l'url sottostante una di esse (non si aprivano subito), per scoprire il trucco.
Anche il pagamento tramite MoneyGram non mi infondeva troppa fiducia, così ho chiamato direttamente il loro servizio clienti, che mi ha caldamente sconsigliato di effettuare il pagamento se non nei confronti di parenti o persone che conosco bene.

Giusto per togliermi ogni dubbio, ho provato a scrivere su Google: truffa cuccioli in regalo. Ed ecco l'amara conferma. Si tratta di una pratica ormai consueta. E da diversi anni. In particolare, ho scovato storie praticamente identiche alla mia, solo che finite peggio. I soldi venivano inviati. Il cucciolo, guarda caso, non arrivava. E il malcapitato riceveva una mail o una chiamata in cui lo si avvisava che il suo amico a quattro zampe versava in quarantena in un ospedale per cani. E che quindi servivano tot euro (stavolta più di mille) per le spese veterinarie. In alcuni casi chiedevano anche il numero della carta di credito e riuscivano a prosciugarla in poco tempo.

Le indagini mi hanno portato via circa un'ora, due al massimo. Nel frattempo Katie mi tempestava di mail, citandomi i suoi figli, i principi di onestà, persino versetti della Bibbia. E implorandomi di pagare il prima possibile, perché non voleva che il cucciolo rimanesse troppo tempo da solo. Quando le ho detto che non avevo e non avrei pagato, mi ha mandato la fotografia di un biglietto aereo.


Ovviamente tutto il cinismo che avevo represso nelle ore precedenti è uscito allo scoperto. Le ho fatto notare che l'aeroporto di destinazione sarebbe dovuto essere Bergamo e non Brescia. E che non era nemmeno specificato quale dei nove aeroporti londinesi fosse il punto di partenza di Pancho, il mio sospiratissimo chihuhaua mini toy. Infine, perché mai era già stato fatto il biglietto aereo se io ancora non avevo pagato? E perché poi ce l'aveva lei e non il "passeggero"?




Alcune cose sono troppo belle per essere vere. Tante persone troppo ingenue o solo in buona fede. Tante altre scaltre e opportuniste. C'est la vie. Dopo aver segnalato i protagonisti della vicenda alla Polizia postale, penso che per avere un cagnolino mi affiderò ad altre persone e con altri mezzi. Facendomi scivolare addosso i commenti animalisti moralisti e perbenisti.