lunedì 20 luglio 2015

Il gallo preso di petto e altre storie


A Barletta questo manifesto pubblicitario è costato assai caro. Il cartellone del servizio specializzato nella vendita di pollo alla brace, su insindacabile opinione del Giurì della pubblicità, "viola la dignità della persona, perché offende la donna, accostata e assimilata alla merce pubblicizzata".

In effetti il seno prosperoso rivolto verso l'animale ruspante più che un richiamo culinario è un chiaro giochino sessuale, nemmeno per intenditori troppo fini. Di certo ha fatto bene il sindaco di Barletta Pasquale Cascella a rivolgersi all'istituto di autodisciplina pubblicitaria e a chiederne la rimozione. Il titolare dell'esercizio commerciale non ha fatto una piega, se non quella necessaria a stracciare e rimuovere tutti i cartelloni, promettendo di non diffonderli mai più.

Finalmente giustizia fatta, direte voi. Non per tutti, s'intende. Sorge spontanea infatti la domanda: come mai nessuno ha pensato a sottoporre all'attenzione del Giurì pubblicità ben più note?
Barilla/Mulino Bianco, in primis, con la loro idea di famiglia perfetta, di mogli massaie sexy e di galline da allevamento intensivo che scorrazzano beate tra le gambe di Antonio Banderas. O le mille varianti di profumi e dopobarba: "l'uomo che non deve chiedere mai" (ah no?) e la donna trasformata in bambolona (versione nuda o imbellettata stile Fifty) che nulla hanno a che vedere con il senso del prodotto e che lasciano solo l'amarezza di un volto imbambolato a pronunciare J'adore. Perché? Misteri non troppo oscuri.


La legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è più uguale, diceva Orwell nella Fattoria degli animali. O, più prosaicamente, c'è chi ha le spalle troppo coperte per essere anche solo attaccato e chi quelle spalle le massaggia quotidianamente con oli miracolosi (e costosissimi).

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