mercoledì 8 aprile 2015

L'abito non fa la principessa

Se è vero che l'abito non fa il monaco, lo stesso non si può dire per le principesse Disney. Trisavore (ma più imperiture e avvedute) delle Barbie, portano pregi e qualità (i difetti non li hanno, ma il binomio suona meglio) nel loro essere in costume. Come Cenerentola, che non è sfuggita alla filmizzazione. Nell'attuale put-pourri di carne e disegni, di libri e schermi, non poteva mancare al cinema la storia della fanciulla che si recò al gran ballo a bordo di una zucca trainata da topi e lucertole.

Ci ha pensato Kenneth Branagh, con un lungometraggio molto fedele alla fiaba che la Disney mise in cartoon nel 1950, a prelevarla dai testi dei fratelli Grimm e di Charles Perrault
Naturalmente Cenerentola è bionda. Da bambina indossa un vestito bianco a fiori, con le ballerine azzurre. Crescendo sembra prediligere il rosa confetto, ma non abbandona le fantasie floreali.
La fata madrina (Helena Bonham Carter), buona pace all'anima sua, le fa notare che al ballo con il vestito della prima comunione non è il caso di andarci. Ma mica si prende la briga di fargliene uno più adatto alla sua età (mettiamo che sedici anni non li abbia ancora, tutto quel pizzo e taffetà è comunque uno smacco). Però cambia il colore. Azzurro puffo. Con tanti brillantini, veli e velette. Forse non aveva capito, la fata, che quella sera il principe doveva scegliere la moglie, non la torta nuziale. Il vestito, comunque, le stava bene. Ma solo perché a indossarlo era Lily James (quella di Downtown Abbey e di Broken).



Ma veniamo alle mise più interessanti. Le sorellastre. Innanzitutto, da gemella omozigote, non ho potuto non notate, con amarezza, che Anastasia e Genoveffa sono identiche. Cambia solo il colore dei loro abiti. Come se un cattivo non abbia diritto a una personalità definita. O meglio: come se l'essere uguali sia di per sé già un punto a sfavore, una magagna da affibbiare all'antagonista. Di fatto, la questione ha una sua logica: una mezza mela non è una mela piccola. Se avete due magliette identiche le userete con meno cura, sicuri di poter contare sulla riserva. Il doppio, o l'unicum diviso a metà, deprezza il valore. Più o meno per la stessa ragione che muove i mercati: all'aumentare dell'offerta rispetto alla domanda, i prezzi delle merci calano. 

Anastasia (Holliday Grainger) e Genoveffa (Sophie McShera), in ogni caso, sono vestite meglio di Cenerentola. Tralasciando gli abiti tempestati di finti rubini e zaffiri, dal gusto eufemisticamente pacchiano, la sera del ballo, altre loro tenute non sono da bocciare. Almeno non del tutto. Per esempio quei golfinetti anni Settanta nelle ultime scene del film. Deliziosi. Anche i colori, rispetto al tripudio di puffo e big bubble indosso alla protagonista, hanno una certa dignità. Giallo e viola, con qualche deviazione nel magenta e nell'arancione. Tinte che nella semiotica cromatica delle fiabe sono quasi sempre associate ai cattivi (pensiamo solo a Malefica, alla matrigna di Biancaneve, a Ursula nella Sirenetta...Fanno eccezione Esmeralda e Anastasia, che, pur essendo eroine, sono vestite rispettivamente di viola e di giallo).



La matrigna, Lady Tremaine, appunto. Cate Blanchett fa la sua comparsa vestita di nero. Uno stile dark che ricorda tanto la sua corrispettiva de La bella addormentata. Poi la vediamo trasformarsi in leghista convinta. Con un'acconciatura per cui dovremmo dubitare della sua indifferenza agli animali. Il raccolto sembra fatto apposta per ospitare un nido di uccellini.





Anche per il principe (Richard Madden) tenuta green, con una giacca sfavillante quasi quanto i suoi occhi. Ma i costumisti non risparmiano nemmeno a lui qualche beffa. Come le simpaticissime calzamaglia bianche, che, con grande delusione delle signorine, non lasciano purtroppo trasparire nessuna dote particolare in zona sottombelicare.



Una chicca ve la lascio come dulcis in fundo. Notate i collant di Ella, ben visibili quando il principe le infila la scarpetta (di cristallo, ma comodissima). Mia nonna ne andrebbe matta.



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