domenica 3 maggio 2015

Expo 2015, per chiarirsi le idee

Parliamo di Expo Milano 2015, tanto per cambiare. Ma stavolta cambiando.



Che cos'è Expo 2015?
E' l'esposizione universale (la prima si tenne a Parigi nel 1855 e da allora ce ne sono diverse, periodicamente, in giro per il mondo) che si tiene a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre di quest'anno. E' stata organizzata da Expo 2015 Spa, società per azioni appositamente costituita dal Governo italiano, da Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano, dal Comune di Milano e dalla Camera di Commercio di Milano. Il tema su cui si basa la manifestazione è il cibo. Più propriamente: Nutrire il pianeta. Energia per la vita. Quindi questo grande evento dovrebbe toccare un ampio ventaglio di argomenti: dall'urgenza di assicurare cibo per tutto il globo, all'educazione alimentare - che significa sia mangiare correttamente sia adottare abitudini di consumo sostenibili -, al cibo come elemento della cultura e della tradizione, da condividere e da rispettare. E' una esposizione universale, ciò significa che nello spazio di Rho Fiera, dove è stata creata la cittadella di Expo, ci saranno ben centotrentasette Paesi a esporre la loro storia e la loro società attraverso il cibo, a presentare evoluzioni e innovazioni che lo riguardano. Oltre a quattro organismi internazionali: Onu, Commissione europea, Comunità caraibica e Forum delle isole del Pacifico.


Come è strutturato Expo 2015?
La cittadella si erge a mo' di isola, attorno alla quale scorre un corso d'acqua artificiale e che al suo interno richiama la suddivisione stradale dell'Antica Roma, con assi perpendicolari: i cardi e i decumani. Cinque padiglioni ospitano le seguenti tematiche: l'esperienza del cibo e il futuro (Future Food District), la possibilità di un cibo sostenibile (Padiglione Zero), il rapporto tra cibo e arte (Food in Art), il legame tra nutrizione e infanzia (Children Park) e la modalità di produzione del cibo (Parco delle biodiversotà).Oltre a questi cinque padiglioni tematici, ci sono poi quelli nazionali e quelli delle grandi aziende. Accanto, troviamo i cluster, aree tematiche che coinvolgono Paesi e soggetti che non hanno avuto la possibilità (economica) di creare un loro padiglione. I cluster sono a loro volta suddivisi in identità tematica: Agricoltura e nutrizione nelle zone aride, Isole, mare e cibo, Biomediterraneo; e in filiere produttive: riso, caffè, cacao, cereali e tuberi, frutta e legumi, spezie. Tutti i padiglioni dei vari Paesi sono affacciati lungo il decumano, mentre sul cardo troviamo quelli di Regioni e Province italiane.

Un progetto straordinario
Davvero. Quando, nel 2008, Milano è stata scelta come teatro per l'esposizione universale, il nostro
Paese ha vinto qualcosa di più che un semplice riconoscimento. Aveva - e ha - nella manica l'asso per farsi architrave di progetti fondamentali, come la nutrizione del pianeta, ma specialmente - e forse più egoisticamente - di dare una scossa positiva a una situazione economica e occupazionale  che negli ultimi anni ha avuto la motilità e la limpidezza di uno stagno.

Eppure...
Le polemiche non sono tardate ad arrivare. Ma si sa, ogni cosa ne è oggetto. Anche la manifestazione della Coldiretti la domenica in piazza. O la mamma che dà un sculaccione al figlioletto capriccioso. Il primo boccone - è proprio il caso di dirlo - della discordia sono stati i  no-global a sputarlo addosso ai fautori dell'iniziativa. Nella loro ottica, Expo sarebbe stata l'ennesimo teatrino dei buoni sentimenti. Attori miliardari che predicano la sobrietà. Quando è stata poi annunciata la partecipazione di colossi quali Coca Cola, Nestlé e McDonald's...apriti o cielo.

I primi strappi
Le vere magagne per Expo 2015 sono però arrivate nella primavera (diciamo tardo inverno) del 2014, con la messa in luce di vicende giudiziarie non proprio leggere per i vertici del sistema. A Infrastrutture Lombarde e Mantovani Spa, cui erano state assegnati parecchi lavori per l'esposizione, sono stati imputati reati di turbativa d'asta, associazione a delinquere e truffa. Al general manager di Expo 2015 Spa Angelo Paris e a Roberto Maroni, presidente di Regione Lombardia, sono stati contestati diversi reati contro la Pubblica Amministrazione, sebbene il procedimento non sia ancora giunto a conclusioni effettive.



Altre proteste
Ovviamente le suddette vicende giudiziarie non sono state certo un fattore d'accelerazione dei lavori, già partiti in ritardo. A ciò si è aggiunta - ed è uno dei punti che effettivamente hanno dimezzato le possibilità di legare la ripresa italiana a Expo - la corruzione dilagante che ha fatto da jingle tra i vertici di Expo. Gare d'appalto truccate significa non assumere le aziende più efficienti, ma quelle che politicamente (o personalmente) fanno comodo. Ma un'impresa inefficiente non sa gestire al meglio i costi umani e di produzione. Ecco allora il problema del personale. La maggior parte di chi ha contribuito alla realizzazione della grande opera milanese è stato volontario o sottopagato.

I black block
Con l'avvicinarsi dell'inaugurazione, sono comparsi loro: i ragazzini dal volto incappucciato, che non si sa bene se pensino di aver in mano armi giocattolo per spaventare la gente o se siano consapevoli di essere potenziali assassini e distruttori ma sperino che i loro vandalismi vengano declassati a semplici bravate. Loro negli ultimi giorni sono stati i veri terroristi, che hanno fomentato paure già incistate nelle menti degli italiani dopo le minacce dell'Isis da un anno a questa parte. Si mescolano agli studenti che manifestano pacificamente (ognuno può esprimere la sua avversione nei confronti di qualcosa) e trasformano una giornata di festa e di prova per Milano sotto i riflettori del mondo in una violenta débacle. 



La sicurezza
Entrare nello spazio Expo è un po' come mettere piede in un aeroporto. Mille uomini vigilano sulla sicurezza dell'area, ci sono oltre quattrocento metaldetector e duecento telecamere collegate ai diversi quartieri generali delle forze dell'ordine, un aereo sorvola continuamente l'area (la quale, tolto il mezzo di vigilanza, è stata dichiarata no-fly-zone). Ovviamente il pericolo non si può dire espunto in maniera totale, perché resta l'incognita umana. Se una guardia o un addetto sta in realtà giocando con il nemico, è fatta. Certo è, o almeno ci si augura, che i controlli preventivi siano stati fatti anche sulle persone preposte a questo compito delicato.

Io stessa, come ho scritto qualche mese fa, sono stata tra gli sfruttati di Expo, e di persone come me
ne conosco tantissime. Così come ho saputo di altri, che hanno avuto invece buone occasioni all'interno dell'evento. Guarda un po', proprio da quelle multinazionali che vengono da tutti snobbate come Il Male.
Credo che l'unica via di riscatto sia valorizzare e accogliere quello che l'esposizione universale di questi mesi ci porterà. La chance di mostrare una carta d'identità italiana totalmente rinnovata, in cui il soggetto sorride cordiale e non ha un ghigno ostile. Non è vero che non ci sarà un dopo Expo. Non c'è stato nei Paesi che non l'hanno saputo gestire, è tutt'ora presente laddove 
lo si è coltivato e curato. Guardate l'Albero della vita, realizzato da una cordata di aziende bresciane in pochissimi mesi. E la Tour Eiffel, che adesso si erge a simbolo della capitale francese e ha dato vita a un quartiere unico nel suo intorno. La differenza sta nel trasformare Expo in un sito permanente oppure lasciarlo degradare a parco giochi fantasma.
Ancora una volta, l'anticonformismo contro la manifestazione (per lo più senza conoscerla affatto) è divenuto una moda, dunque si è tramutato nel suo opposto. Il difficile sta nell'accettare e ammettere che non è tutto bianco o tutto nero. Nemmeno Expo.

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