sabato 13 giugno 2015

La violenza che non si può denunciare

Denuncereste mai un uomo che uccide?
Certamente sì.
Uno che picchia la sua donna?
Con molte probabilità.
E uno che la fa sentire incapace, paranoica, inadeguata?
No.

Pur essendo riconosciuta come sopruso, la violenza psicologica non è ancora coerentemente legiferata. E' difficile stabilire il confine tra un rapporto complicato e una relazione patologica. Eppure non è altrettanto complicato distinguere un uomo dal carattere forte da un vero e proprio aguzzino. Non lo è per nessuno, eccetto che per la sua partner. Allora, chiariamo i tratti di questo fenomeno, assai più diffuso di quanto si creda e di certo non meno preoccupante della violenza fisica e sessuale o dello stalking.

La violenza psicologica è infima, perché si nasconde, non si lascia percepire nemmeno dalla vittima. Se una donna viene picchiata, per esempio, non solo porta i segni del danno subito, ma ha un elemento concreto, fattuale, per prendere coscienza di essere maltrattata. Ovviamente anche in questo caso si innescano spinte masochistiche e sensi di colpa, tali per cui la vittima pensa di meritare schiaffi, pugni e percosse, ma lo smascheramento dell'aguzzino avviene in modo più lineare, più diretto. Ci sono segni visibili che lo supportano.

Pensiamo invece alla situazione in cui "l'uomo" non alza un dito sulla compagna, ma la logora da dentro. Assume atteggiamenti menefreghisti e li giustifica con il principio di indipendenza e libertà. Alterna momenti di freddezza artica con frasi e gesti dolcemente manipolatori. Le reazioni della partner sono piuttosto scontate: insicurezza, quindi costante richiesta di conferme, assoggettamento totale. Sottomissione. 

Risultato? La donna verrà accusata (dall'"uomo") di essere
paranoica, oltre che dipendente e dunque inadeguata. Peccato che siano proprio gli atteggiamenti del suo fidanzato/marito/... a renderla tale. Ci sono ragazze e signore che arrivano a sviluppare forme acute di patologia conclamata, come la depressione o l'autolesionismo, in risposta a una condizione di violenza psicologica intollerabile all'interno della coppia.

Come il violentatore fisico, anche quello psicologico tende a isolare la sua vittima: dagli amici, dalla famiglia, dai colleghi. Gli altri hanno sempre qualcosa che non va, principalmente perché vogliono bene alla donna, la quale deve scusarsi persino di avere genitori, fratelli e sorelle, per non parlare delle amiche. La verità è che tutti diventano minacce potenziali: con le loro parole, le loro esperienze, il loro affetto potrebbero condurre la vittima verso una presa di coscienza.

Ma nella maggior parte dei casi si prosegue a tentativi ed errori, un po' come gli esperimenti pavloniani. Il topo e il suo pezzo di formaggio. La prova e la ricompensa. Che non arriva mai. Il violentatore psicologico non è più un partner, ma l'educatore della sua compagna, la quale tenta in ogni modo di forgiarsi al suo volere. Senza riuscirci, chiaro.

Quando - e accade spesso - la vittima arriva a essere talmente logorata da sviluppare disturbi psicologici, l'aguzzino ha una nuova arma tra le mani, sintetizzabile nella frase "Sei pazza!". La patologia psichica demolisce ulteriormente la credibilità della vittima, rendendola instabile e provata agli occhi di tutti. Una bella manna per il violentatore, che darà così una giustificazione scientifica allo stato della compagna.

"Sta così perché è malata". Già, ma chi l'ha fatta ammalare? Sono dinamiche che tante volte nemmeno gli amici e i parenti della vittima riescono a comprendere, concentrandosi più sul malessere che su ciò che lo ha generato. Passano i mesi, talvolta gli anni, e poi accade qualcosa: un fatto traumatico, una circostanza fortuita ma salvifica, un incontro. 

No, "l'uomo" non verrà denunciato, né tanto meno sarà costretto all'allontanamento (come nel caso dello stalking). Non esiste il reato di istigazione alla depressione e all'ansia, seppure queste spesso conducano a tentativi di suicidio. "L'uomo" resterà in circolazione e non perderà tempo a infangare la reputazione della sua (si spera ormai ex) compagna. Le darà appunto della matta, della paranoica. Si lamenterà delle sue fastidiose ossessioni. Qualcuna gli darà corda, crederà davvero a quel lupo travestito da agnello e si illuderà di essere la compagna giusta per lui. Così la giostra degli orrori ripartirà per un nuovo giro.

Secondo studi consolidati, le persone che hanno già subito violenza in passato - di qualsiasi tipo - sono più permeabili alla violenza psicologica da parte del partner. In parte è vero: chi non ha una solida autostima ed è abitutata a vivere rapporti di sottomissione coltiva in sé l'idea che l'amore sia un lusso a lei precluso e di conseguenza in una relazione crede sia normale sforzarsi per essere amata.
D'altra parte tutte, ma proprio tutte, possono caderci e trovarsi un giorno sulla strada un cavaliere mascherato.


Il rimando a un articolo esaustivo sull'argomento.

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