martedì 23 settembre 2014

Quell'eco, tanto logico quanto chic

Il verde sta all’eco come il rosso sta al radical. Sempre chic è. Prima è arrivato il commercio equo e solidale, poi la scoperta del biologico e del mercato a km zero. Da qualche tempo ha fatto la sua comparsa anche l’architettura sostenibile. Tetti erbosi, soffitti e pavimenti in legno e ovviamente quelle pareti trasparenti che fanno tanto clean, tanto pulito, quanto il cibo vegano che ormai spopola fotografato sui social network. Ma chi si figura la baita del nonno di Heidi, scoprirà purtroppo che non basta vendere il latte fresco della mucca che scampanella allegra sulle montagne per pagare casa.


Quanto costa quindi l’ecosostenibilità? Dipende. Ci sono senza dubbio soluzioni abbordabili, ma non immaginate le raffinate casette da rivista allo stesso prezzo dell’edilizia popolare: gli edifici eco-compatibili sono dall’8 al 20% più cari rispetto a quelli tradizionali. Il vero beneficio, però, si può ottenere sul lungo periodo, con risparmi sui consumi che sfiorano l’80%, e con le detrazioni fiscali. I risvolti economici sono stati analizzati da Irena (agenzia intergovernativa per le energie rinnovabili), Servizio Studi della Camera e Cresme (centro ricerche economiche, sociali e di mercato per l’edilizia e il territorio) alla fine del 2013 nel rapporto REthinking Energy. Lo studio mostra come le fonti rinnovabili stiano diventando sempre più competitive rispetto alle fossili, grazie per esempio alla diminuzione dei costi, che dal 2008 sono scesi dell'80% per il fotovoltaico e del 18% per l’eolico. Inoltre, grazie agli incentivi fiscali al 65% e al 50% dell’Ecobonus e della legge di stabilità, nel 2013 sono stati realizzati interventi per 27,5 miliardi di euro (+40% sul 2012) e per il 2014 si stimano investimenti per 33 miliardi da parte delle famiglie: una cifra importante, che vale il 2% del Pil italiano. 


Da un lato emerge quindi la crescita significativa delle rinnovabili negli ultimi anni, dall’altro si evidenzia però che senza potenziare ulteriormente gli investimenti e accelerarne la diffusione, non si potranno evitare gli impatti disastrosi del cambiamento climatico e rispettare il limite massimo dei 2 gradi centigradi di riscaldamento medio del pianeta sarà un’utopia.
Bisogna vivere verde, dunque. Come? L’ultima frontiera dell’ecologia è la casa passiva, cioè un'abitazione priva degli impianti convenzionali di riscaldamento. E’ detta passiva perché si assicura il benessere termico tramite il calore solare irraggiato attraverso le finestre e mediante quello prodotto all’interno dell'edificio e dagli occupanti stessi. Nipote della Green House americana, la casa passiva è arrivata in Italia con Norbert Lantschner, fondatore e direttore di CasaClima, il sistema di certificazione energetica degli edifici ritenuto dall’Onu una delle 21 azioni concrete da mettere in atto contro il cambiamento climatico. Partendo dal presupposto che il consumo domestico assorbe il 40% dell’energia primaria e che nei tetti, nelle pareti e nelle porte si nasconde una grande dispersione del calore, il progetto CasaClima o Casa Passiva si propone di ridurre il consumo energetico: dai 20 litri di gasolio per metro quadrato abituali a meno di un litro per mtq. Una famiglia che normalmente spende 1500-1800 euro annui per 100mtq ne spenderebbe così solo 200.

La prima casa passiva, la Passiv Haus di Darmstadt-Kranichstein

Non solo: un’abitazione simile produce anche energia da riutilizzare per usi nazionali e questa soluzione costituisce anche un’ importante possibilità di crescita sostenibile per i Paesi in via di sviluppo, oltre che un settore fertile per la fioritura di nuove figure professionali.
Un processo intelligente, che parte, proprio in senso letterale, dalle fondamenta: la costruzione deve avere un orientamento che massimizzi la luminosità interna della casa. E’ poi necessaria un’adeguata schermatura, quindi pareti grandi e spoglie, per lo più in vetro, che facilitino l’accumulo di energia. Infine, un’estetica compatta, sul modello delle serre.
Progetti irrealizzabili per l’Italia? Pare di no. Sicuramente il modello tedesco non può essere applicato a stampo nel nostro Paese, viste le differenze climatiche e di risorse naturali a disposizione. Nell’ottobre del 2013, tuttavia, a Bollate (Milano) è nata la prima casa passiva mediterranea, appunto realizzata secondo le caratteristiche morfologiche nostrane: una villetta di tre piani quasi interamente in legno. E non è finita: a Cascina, località San Prospero (Pisa), è in costruzione una casa passiva in canapa e calce.

La casa passiva mediterranea di Bollate

In costruzione la casa passiva in Calcecanapa, a Pisa


Ammettiamolo, però: alcuni di questi esemplari sembrano container. Ma se i primi modelli partenopei di casa passiva appagano l’ambiente e non l’occhio, Lantschner non ha lasciato nulla al caso e, dopo aver lasciato a febbraio 2012 la direzione di CasaClima, è ora a capo di un nuovo progetto, chiamato Climabita. Questo, rispetto alla creatura primogenita, pone un’attenzione particolare alla piacevolezza e alla qualità estetica.

L'interno di una casa passiva secondo il modello Climabita

La raffinatezza verde era già stata assodata dal Bosco Verticale di Stefano Boeri, realizzato nel quartiere Porta Nuova di Milano. Non certo un omaggio alle 900 specie arboree che ospita sulle sue terrazze né un esempio di architettura sostenibile, ma uno spunto di riflessione sul gusto estetico del ritorno alla natura, visto che il residence è stato annoverato tra i 5 grattacieli più belli del mondo. E quella dei giardini verticali è una tendenza che sta disegnando il nuovo perimetro dell'architettura contemporanea. Non solo suggestiva, ma anche utile, visti gli indubbi benefici per la termoregolazione e il filtraggio dalle polveri presenti nelle aree metropolitane, sempre più povere di spazi verdi. Un modo, quindi, per conciliare le esigenze dell'ecologia a quelle della cittadinanza.

Il Bosco Verticale di Milano

L’eco, dunque, non è solo –logico. Oltre alla necessità di risparmiarci futuri dissesti ambientali e l’esaurimento delle risorse scarse, siamo attratti da qualcos’altro. L’illusione di vivere "come una volta", coltivando l'insalata nell'orticello della nostra terrazza al quindicesimo piano. La magia di una casa silvestre, come quelle degli hobbit.
Eco, vintage e fantasy, in effetti,  stanno vivendo la gloria di uno stesso palcoscenico.

In Scandinavia costruivano case green già millenni
fa, realizzandole con le cortecce delle betulle, per  rivestirle poi di tufo.
 Le porte erano piccole non per la bassa statura degli abitanti, 
ma per la scarsità del legno necessario a realizzarle

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