lunedì 13 ottobre 2014

Era meglio quando si stava peggio








Se avete più di vent'anni so che state cercando un fazzoletto. Che' la sola vista di questi oggetti fa scattare in voi l'Amarcord. E starete pensando: <<Ecco come trascorrevamo noi i pomeriggi quando ancora non esistevano computer e spartphone>>. E me la vedo la vostra faccia raggrinzita in una smorfia di disapprovazione verso i modi di essere e di giocare dei bambini di oggi.
Lo spunto di riflessione è stato il foto servizio di Flavia Cappadocia uscito recentemente su d.repubblica.it: un campionario di immagini sui giocattoli delle bambine negli anni 80 e 90 del secolo scorso. La Cappadocia non esprime alcun - esplicito - giudizio negativo in merito, ma sottende la supponenza moralista delle rispolverate neo vintage. In pratica: aneutrale non-belligeranza.
Era meglio quando si stava peggio. O semplicemente: meglio era di è. Non sono solo i nostri nonni a dirlo, anche i trentenni o addirittura i ventenni snobbano le generazioni successive in nome di una non si sa su che basi genuinità perduta.
In questo caso sono due i temi che s'incastrano sull'ara della guerra al nuovo: il ruolo femminile nella società e, più in generale, il cambiamento del modo di vivere e di pensare nelle fasce anagrafiche più basse.
Tanti, tantissimi, lamentano la prematura attenzione delle bambine a canoni estetici dettati dalla moda. Oltre che un atteggiamento idealmente sfasato rispetto agli anni effettivi.
 Io ai suoi tempi giocavo con le bambole
Le Winks in confronto alle Barbie sono mostri.
Le bambine di 5 anni oggi sono già a dieta.
E via discorrendo. Per certi versi non si può negare: c'è una discrasia incalzante nel rapporto tra età anagrafica e stile di vita tra le varie generazioni. Ma non in tutto e non per tutti. Per esempio, se è vero che oggi già a 12 anni si mette la minigonna e si fa sesso, è altrettanto vero che quasi nessun ragazzino va più a scuola da solo, specie nelle grandi città, mentre un tempo era la regola.
E lo stesso dicasi per i giocattoli, studiati a misura dell'idealità contemporanea. Per esempio, un tempo le Barbie erano bionde, alte, con il seno prorompente e la vita sottile. Oggi ci sono le Winks: piccole, minute, con la testa quasi più grande del corpo, i capelli che vanno dal rosso al viola. Sembrano elfi, sono magiche come magica è la letteratura fantasy che va per la maggiore. E sono più ragazzine che donne, come ragazzine sono le modelle che posano per i brand più famosi. E non fanno le mamme o le spose ma si divertono agli aperitivi. Oppure fanno le veterinarie. Sono animaliste e magari vegane.
Non c'è un bello o un brutto. Un bene o un male. Guardate questa fotografia:


A me, francamente, fa abbastanza rabbrividire. Al pari, di questa:


A distanza di circa trent'anni l'effetto trova la sua causa? Sarcasmo a parte, se la bambola degli anni 80 è inquietante perché sembra rubata a una casa-famiglia per ragazze madri, quella del 2014 lo è perché pare prelevata direttamente dalla strada (e stavolta nel senso più brutale dell'espressione).
Le bambine di un tempo giocavano a fare le donne e le donne, almeno fino a una trentina d'anni fa, spadellavano, allattavano, sfornavano dolci e bambini. Anche le bambine di oggi giocano a fare le donne, ma le donne di oggi sono anche (un po' più) inserite nel mondo del lavoro, studiano, danno per scontato quel diritto a divertirsi che per le loro antesignane era solo una rivendicazione. In fondo che c'è di male? Sicuramente tra qualche anno non ci sarà solo il fidanzato ma anche la fidanzata di Barbie. E qui tocchiamo il punto numero due. La civiltà cambia - nel modo di vivere e di pensare - ma non lo fa per forza in negativo. E se dobbiamo soppesare i pro e i contro, la perdita dell'ingenuità, ferocemente additata dai nostalgici dei tempi che furono, è oggi compensata da una maggiore apertura mentale. Meno moralismo. Meno razzismo. Meno sessismo. Più libertà di pensiero. Un buon affare, insomma.

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