venerdì 3 ottobre 2014

Lampedusa, strage e turismo

Lampedusa. 3 ottobre. No, non è l'ennesimo articolo di commemorazione dei 366 migranti che un anno fa persero la vita sulle coste dell'isola. <<Sembravano rocce, o detriti spersi nel mare. Non era possibile che fossero corpi>>. Queste le parole di uno dei tanti addetti alla guardia costiera, che un anno fa prestarono soccorso alle imbarcazioni naufragate al largo dell'isola.
Oggi, in quel luogo che, a dirvela tutta, non ha nemmeno una capitale e un hinterland, perché solo Lampedusa lo si può chiamare, ci sono Martin Schultz, presidente del parlamento europeo, Laura Boldrini, presidente della Camera, e la ministra degli esteri Federica Mogherini. I superstiti del peggior naufragio della storia del Mediterraneo, dopo aver incontrato Papa Francesco a Roma, sbarcano di nuovo a Lampedua, per incontrare il sindaco, Giusi Nicolini, e contribuire a tirare le fila dell'operazione Mare Norstrum, missione umanitaria di soccorso e salvataggio che ha preso il via proprio all'indomani della strage.


E questo è quanto troverete su tantissime altre pagine web. D'altronde, si trattava di una premessa doverosa, ma ve la smaschero solo adesso, che vi sarà venuta la curiosità di proseguire. 
Perché io a Lampedusa ci sono stata. Per ben due volte. Una nel 2010 e una nel 2014. Sempre nel periodo estivo.
Non ho mai visto un migrante. E, ovviamente, qualche domanda mi viene spontanea. Dove sono?
All'inizio pensavo si trattasse di un caso. Di essere capitata nella zona sbagliata. Poi mi sono fatta due conti. Va bene la salvaguardia del turismo, va bene che Alitalia e Easyjet non atterrano direttamente nel centro accoglienza, ma pare un tantino strano che per le vie non si incontri un solo esemplare non-italiano... Invece, vi assicuro, tant'è.
E non lo dico per attribuire colpe o ragioni, solo per chiarire che forse chi si lamenta lo fa per ragioni diverse dalla salvaguardia del turismo sull'isola o dell'incolumità dei migranti. Di quest'ultima vi so dire ben poco, proprio perché non li si vede: dai centri di accoglienza passano direttamente nelle metropoli della penisola. Non sono in pochi, infatti, i furbetti che si appostano strategicamente per proporre interessanti occasioni di lavoro, retribuzioni fisse, occupazioni sicure  (<<basta che vieni a Milano/Roma/Napoli>>) a chi arriva da luoghi in cui la speranza più prossima è quella di svegliarsi l'indomani.


In ogni caso, vi assicuro che le vie lampedusane sono sgombre. Deserte, oserei dire. Unici occupanti: sassi e sabbia. Qualche pianta, anche. Se non siete esattamente navigator, meglio che non vi addentriate da soli per i sentieri selvatici (di asfaltato c'è ben poco). Nei due anni in cui sono stata a Lampedusa, per l'incolumità di tutti, mi è sempre stata risparmiata la guida delle pseudo-automobili (Mehari), e, nonostante ciò, più di una volta ci siamo - io e i miei amici e familiari - completamente persi. Tanto persi da non capire se fossimo a nord o a sud, a est o a ovest. Che almeno avremmo ballato nord-sud-ovest-est. Invece, niente. Però una sera, mentre cercavamo di rientrare a casa dopo una giornata di spiaggia e mare. mentre eravamo affamati e stanchi, mentre iniziavamo a non sopportarci più vicendevolemente, beh, quella sera abbiamo incontrato una ragazza. Il suo nome non lo ricordo, anzi, penso non ce l'abbia proprio detto. Però ci ha guidati per un bel pezzo, alla ricerca dei dammusi dove alloggiavamo. Nemmeno lei, in realtà. sapeva dove si trovassero, ma il padre al telefono faceva da bussola. E cosi abbiamo sentito: <<Stanno ai dammusi, sì, ma quelli dei dammusi non sono di Lampedusa>>. Per farvi capire: lì si conoscono tutti. Le persone presso cui abbiamo soggiornato non sono lampedusane, eppure a Lampedusa ci vivono per la maggior parte dell'anno. E non hanno tardato molto a dirci che lì la parte del leone la fa la mafia. Che quando sono approdati a Lampedusa hanno dovuto pagare il pizzo, che certi patti restano impliciti. Come che tu consigli il mio ristorante e io il tuo albergo, io la tua gita in barca e tu la mia gelateria.


Gli immigrati, del resto, li troviamo ovunque. E non tiriamo fuori la solita storia della vecchia migrazione italiana in America. Perché allora, se ci pensiamo bene, gli italiani se ne vanno all'estero anche oggi. Tutti i laureati senza possibilità di lavoro, tutti i ricercatori sbeffeggiati dalla distribuzione delle risorse nazionali. Anche gli operai che magari all'estero ottengono qualche centinaia di euro in più al mese. 
Meno piagnistei e più intraprendenza. Fatevela no, una vacanzina a Lampedusa, e smettetela di temere i migranti. Sono come voi: un verbo gerundio. Solo che voi risiedere, loro migrare. E comunque, avrete più probabilità di incontrare un cocco bello sulle coste adriatiche che un superstite libico sulle spiagge di Lampedusa.


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