domenica 4 gennaio 2015

Come si chiamerà? I nomi del 2014

Giulia e Francesco, Sofia e Leonardo, Beatrice e Alessandro. Ma anche Mohamed e Maria. Percorrendo lo Stivale, i si ripetono, ma con tendenze difformi di regione in regione.
Partiamo dal gentil sesso. Sia a Milano sia a Roma Giulia nel 2014 ha sottratto il primato a Sofia, mentre a Napoli sul primo gradino del podio c'è Gaia. Le posizioni successive, al Nord, sono occupate, in maniera più o meno omogenea, da Beatrice, Alice, Giorgia, Emma, Chiara, Martina e Vittoria. A Roma entrano in lizza anche Aurora e Ginevra, mentre al Sud l'unica variante significativa rispetto al resto della penisola è Francesca. Escono dalla classifica fiori e colori: Viola e Bianca decisamente deflazionate.
E i maschietti? In questo caso, la situazione è più disomogenea. A Milano, ma anche nel resto del settentrione, Leonardo ha la meglio. Subito dopo, Francesco, Alessandro, Matteo, Lorenzo, Andrea e Riccardo. La capitale, invece, mette al primo posto il nome del pontefice e solo al sesto posto arriva Leonardo. Nel Centro Italia l'eccezione maschile la fa la Toscana, che, con il "chi vuol esser lieto sia, di diman non v'è certezza" demediciano, mette il nome Lorenzo al primo posto. Al Sud, invece, spopolano Antonio e Vincenzo. 
Al di là dei generi, nel Belpaese la nomìa si genera e rigenera con linfe diverse. E curiose. Al Nord, per esempio, è meno avvertito il distacco dalla tradizione, sia perché le regioni settentrionali sono sempre state meno conservatrici in tal senso sia perché l'esigenza dei genitori non è tanto dare ai figli un nome alla moda, quanto trovare loro un nome particolare. Che li faccia sentire unici, ma al tempo stesso non a disagio. Da questa intenzione, probabilmente, hanno preso piede negli anni precedenti i nomi: Sofia, Giada, Emma, Martina, Gaia, Matilde, Bianca e Viola. O, nella versione azzurra, Leonardo, Edoardo, Dante e Filippo. La fregatura, comunque, è che tutti i genitori hanno un solo pensiero: mio figlio sarà unico. Ma l'unicità, signore e signori, non è il nome a darla. E purtroppo anche la mente più originale è umida di tradizione: se Leonardo qualche anno fa non compariva nelle anagrafi cittadine, immaginatevi quanto invece fosse in voga ai tempi delle scoperte di Leonardo da Vinci. O quanto il nome Beatrice, piuttosto snobbato nei due decenni a cavallo del 2.000 e ora tornato in auge, avesse preso piede quando qualcuno decise che la Comedìa dantesca era Divina
Ma c'è già chi corre ai ripari, se pensiamo che nella città della Madùnìna, sono spuntate Oliva, Armonia e Idea, giusto per citare alcune macchie nel deserto. Certo, tocca ammettere che c'è anche una Shakira, ma si spera che quando crescerà i suoi coetanei a scuola abbiano dimenticato i balletti della cantante colombiana. Anche i maschi hanno i loro: Papa, Hermes, Brilla, Marcoesco, Filicardo e Alpha.
Al Sud, invece, è più netto il contrasto con la tradizione, che in questo caso era per lo più domestica: il nome del padre, del nonno, della figlia morta o della sorella emigrata in America. Se infatti i nomi più diffusi tra gli adulti, per esempio a Palermo, sono Giuseppe, Salvatore, Maria, Rosalia e Giuseppina, ecco che i nuovi nascituri si chiamano Andrea, Gabriele, Francesco, Sofia, Giulia, Aurora.
E se a Milano i cognomi più diffusi sono Rossi e Hu, significa che non possiamo trascurare la popolazione di migranti nel nostro paese. Viste le diverse comunità e i livelli di concentrazione disomogenei, è impossibile impostare classifiche per ogni gruppo etnico presente sul territorio. Anche perché l'attribuzione del nome varia anche in relazione alla coppia in cui nasce il bambino: se uno dei genitori è italiano e la gravidanza avviene nel nostro paese, è più probabile che venga dato un nome italiano. Viceversa, se la famiglia si trasferisce qui successivamente. Mohamed e Maria restano però i nomi più diffusi tra gli stranieri, ma si tratta, ovviamente, di un dato troppo sintetico.


Per fortuna, pare tramontata la tendenza a marchiare le infanti con i nomi delle protagoniste delle soap opera. Forse perché, a forza di pronunciare Deborah, Sarah, Samantah, qualche genitore ha iniziato ad accusare problemi respiratori. Curioso comunque come, forse per scaramanzia forse per opposizione del padre, nessuno abbia mai dato a una bimba il nome Brooke.

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