martedì 24 marzo 2015

Storie di gelati e di gelatai

Anche quest'anno siamo arrivati al giro di boa. E' la giornata europea del gelato. Ovviamente non ho mai smesso di mangiarlo, anche quando la gente mi guardava attonita. E' dicembre: come fai ad avere voglia di gelato? Per lo stesso motivo che spinge molte persone a prendere cappuccio e brioche anche a luglio. O a fare la grigliata di carne a ferragosto. 
Così a Natale ho mangiato il panettone sì, ma con il gelato. 
A gennaio mi sono consolata nei lunghi pomeriggi di studio...con il gelato.
A febbraio ho festeggiato San Valentino (io e l'amore verso me stessa, il mondo, la vita)...con il gelato.

A undici anni, quando non volevo mangiare, per convincermi a farlo la mamma mi prometteva un cornetto Algida o un Sansonì dopo cena. E la tattica ha sempre funzionato.

Se volete una summa sull'argomento, andate a vedere il post di un anno fa. Oggi più che di gelato in senso tecnico e materiale, vi parlerò dei gelatai. Perché quando entro in una gelateria inevitabilmente li osservo, ci scambio due parole, mi faccio gli affari loro. Negli ultimi dodici mesi ho scoperto nuove botteghe e ne ho confermate di vecchie. Si tratta, non c'è bisogno che lo sottolinei, di opinioni estremamente parziali e soggettive.

Al primo posto c'è ancora l'Imperiale. Non so quanti chili di mascarpone e bacio mi sono fatta fuori negli ultimi anni. In ogni caso, stanca non sono. Ormai quando entro le commesse, prima ancora che apra bocca, prendono in mano una cialda e iniziano a fare una palla-valanga di mascarpone. Poi mi chiedono: sopra mettiamo il bacio come al solito? Perché sanno che il secondo gusto è più volatile: potrei anche scegliere fragola, pistacchio o fico. Ma la maggior parte delle volte bacio è.
Paola è la mia preferita. Ha una voce proprio dolce. Si informa dei miei studi, di come sta mia sorella, mi chiede che cosa abbiamo deciso di fare alla fine per l'anniversario di nozze dei nonni.
Rudy fa il gelato. Fino a novembre c'era anche Lucio, il suo fedelissimo braccio destro. Se l'è portato via un brutto male, ma la sua fotografia resta dietro il bancone a guardarmi mentre divoro soddisfatta il mio cono.
Ci ho portato anche una delle due mie migliori amiche, Aglaia. E' un'intenditrice quanto me. Esperta in pistacchio. E ha decisamente approvato, anche se pure lei ha dovuto soccombere alla dipendenza da mascarpone.

Una nuova scoperta è Prima o poi, in via Veneto. Lì fanno tre gusti impareggiabili: salame al cioccolato, regina Elisabetta (che è crema, variegato al cioccolato e biscotto) e cremino (praticamente nutella bicolor congelata). 
La gelateria c'è da una vita, ma dall'autunno scorso ha cambiato gestione. E meno male! Un tempo ci entravo di rado perché la proprietaria mi stava antipatica. Anche se, parlando con la nuova titolare, ho scoperto che la ex è una di quelle persone che si amano o si odiano: taluni clienti la pensano come me, altri la adorano.
Da Prima o poi lo spazio non è molto ampio. Ci sono due panchine all'esterno, ma, visto che mangio il gelato anche d'inverno, spesso rimango nel negozio, in piedi, a leccare il mio cono e a interrogare la giovane dietro il bancone. E' un'attività di famiglia, mi ha raccontato. Non nel senso che l'hanno ereditata, ma perché sono in tanti e collaborano tutti. Lei e il marito servono coni e coppette, il suocero pulisce il negozio e va a fare la spesa, la mamma fa l'assaggiatrice e sperimenta nuovi gusti, il fratello minore, una volta terminata la scuola, va a dare una mano in negozio.
Un pomeriggio lì ho incontrato un vecchio amico di mio padre e ho scoperto che è il nonno di Prima o poi. Era appena andato dal fruttivendolo a prendere le mele e le banane per fare un nuovo tipo di gelato.



Vecchia e nuova è Pinko. Vecchia perché c'è da quando ero piccina. Allora si chiamava Pinko
Pallino e si trovava all'interno del centro commerciale Margherita D'Este. Mi ci portava sempre la zia e io mi ostinavo a prendere i gusti più improbabili: puffo e big bouble. In realtà, se ci fossero ancora li prenderei anche adesso. E non per una questione di palatabilità, ma perché il gusto è spesso soppiantato dalla poesia dei ricordi.
Comunque adesso Pinko è in centro, vicino alla Coin (via Mazzini). E ora i miei gusti preferiti sono cheese cake e yogurt con fichi caramellati. Il proprietario è una persona squisita. Nonostante la sua gelateria non abbia certo bisogno di pubblicità, non si tira indietro nel contribuire a iniziative ludico-culturali. La scorsa estate avevo organizzato una serata Made in Italy in un locale. E volevo a tutti i costi che ci fosse il gelato. Gli ho chiesto aiuto e lui ha fatto di tutto per venire incontro alle esigenze mie e dei gestori del bar. Ha portato splendidi pinguini (non quelli di Madagascar): al pistacchio ricoperti di cioccolato bianco, all'amarena o al mango con giacca fondente, al fior di latte rivestiti di cioccolato alla nocciola. Un vero successo.

Nelle mie scorribande al centro commerciale Le Rondinelle ho ritestato La Casa del gelato. E sono rimasta a dir poco estasiata dal gusto Kinder Paradiso. Devo dire, però, che lo spazio è sacrificato e il collocamento all'interno del grande magazzino rende il momento gelato un tantino ansiogeno. Bambini che spingono, mamme che gridano loro di star buoni, bambini che piangono, padri che pregano in cuor loro di concludere al più presto la via crucis dello shopping. Sarebbe molto più carino se si trovasse in un parco. Vista la confusione, non ho mai avuto modo di scambiare qualche parola in più con le signorine che impalettano gelati a raffica. Ma ricordo che in quella gelateria ci lavorava, tanto tempo fa, Flora, una ragazza che mi controllava mentre facevo i compiti estivi quando ero alle elementari. Né io né mia sorella, in realtà, avevamo bisogno di aiuto per i compiti. Semmai di qualcuno che verificasse che non ce li spartissimo a nostro piacimento: a Rosa tutte le materie scientifiche, a me quelle umanistiche. Dato che eravamo nella stessa classe, copiare era piuttosto facile e i libri per le vacanze finivano già prima di luglio. Flora ci prometteva che, se avessimo fatto ciascuna i suoi, poi ci avrebbe portate alla Casa del Gelato.

A Milano il top è La gelateria della musica. Più o meno ogni gusto ha il nome di un cantante o di una canzone. Il gelato è qualcosa di spettacolare. Diciamo un Imperiale milanese. Fuori dal negozio, d'estate, c'è sempre la fila. Ma a ragione. Il mio preferito è il gusto pane e nutella, con l'immancabile pistacchio salato. Ma davvero c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Anche in questo caso i gelatai non li conosco direttamente. Ma Aglaia sì. Lei, che come vi avevo accennato è mia degna sodale, ha fatto periodi in cui si recava alla Gelateria della musica almeno tre volte al giorno. Tanto che i ragazzi dietro al banco sorridono con gli occhi quando la vedono arrivare. Io l'ho scoperta con i miei compagni di università, perché è proprio
vicino allo Iulm. Cioè, non tanto vicino, ma abbastanza per prendersi due ore di stacco dalla redazione, fare una passeggiata e arrivare fino in fondo ai Navigli. Adesso, ogni volta che sono a Milano, non perdo occasione. Addirittura sono riuscita a incastrare un gelato anche tra un'intervista e l'altra. Camminando trafelata con il cono in una mano e la telecamera nell'altra. Non mi fa molto onore, lo so. Ma se l'uomo è fatto di carne, la donna è fatta di zucchero.


Tornando in terre bresciane, vicino alla redazione del giornale di Brescia c'è Ribera. Il cui gelato non è male, anche se decisamente caro. Buoni il caffè e il cioccolato all'arancia. Il problema è il proprietario. Taccagno, almeno per la mia personale esperienza, come pochi. Quando gli proposi di aiutarmi per quella faccenda del Made in Italy, pur con la prospettiva di avere una campagna pubblicitaria e un piano di comunicazione ad hoc (in cambio poi di qualche vaschetta di gelato), mi guardò come se fossi Bin Laden resuscitato dall'aldilà. Mi disse che avrebbe accettato solo se gli avessi pagato il gelato. Non se ne parla, risposi, l'intento è creare una sinergia tra ristoratori per darsi reciproca visibilità. Nessuno viene pagato. Nemmeno io che vado in giro a metterci la faccia (e a essere guardata come Bin Laden). Il caffè, comunque, dovrebbe essere più corposo.

La Romana si conferma buona, ma senza fare il salto che la faccia entrare nel mio cuore. Le commesse sono gentilissime. Ho provato anche i crumbles e meritano. Ma c'è qualcosa in quell'ambiente che non riesce a convincermi. Mi mette angoscia. Forse perché lo collego a serate un po' sofferte, a chiacchiere sconsolate di amori infelici.

A Riva Reno, dopo la pessima esperienza della scorsa annata, ho offerto un'altra possibilità. E diciamo che si è un tantino riscattato. Anche se la cialda non crocchia molto. Però ha dalla sua il fatto di essere in Piazza della Loggia. Di concedermi uno sguardo all'orologio, uno scherzetto ai piccioni e il sentirmi cittadina tra i turisti tedeschi.

Settimo gelo è una new entry di quest'anno. Ha un sacco di gusti: da crema catalana a yogurt greco con anacardi e canditi, passando per le varie fantasie di cioccolato e frutta. Le commesse però sono un po' spocchiose. Quando ho chiesto loro se avessero le cialde, mi hanno indicato i biscottini con aria spazientita. Non si può avere tutto, d'altronde.

Infine vi segnalo un'iniziativa, giusto per concludere con una buona notizia. Se siete fortunati e avete una gelateria Ben & Jerry's vicino a casa, appuntatevi questa data: 14 aprile 2015. Sarà il free cone day, e dalle 12 alle 20 verrà offerto un cono o una coppetta a piacere. Un regalo dedicato a tutti gli amanti del gelato, quelli per cui scegliere tra crema o vaniglia, tra bacio e nocciola, tra fragola o lampone, è un atto che va preceduto da attento problem solving.


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