sabato 8 marzo 2014

Donne…tududu

Buffo come titoli un pensiero dedicato alle donne con il refrain della canzone di Zucchero, personaggio che, concorderete con me, non è propriamente un esemplare di bon ton e di rispetto al genere femminile. Ma se è per questo non lo sono nemmeno Vasco Rossi o altri ometti del panorama musicale italiano. Eppure loro fanno sognare le donne. O almeno una larga fetta.
Orbene, in questo sabato quasi primaverile tante usciranno a festeggiare. Magari pizza e cinema con le amiche. Oppure, per le più audaci, aperitivo gossipparo e discoteca. O ancora: ci saranno quelle che si sono lasciate convincere dalle colleghe birichine allo streaptease. Ma la festa della donna è anche di coloro che parlano parlano ma resteranno con il proprio ragazzo pure stasera. Di chi trascorrerà il tempo con marito e figli o di chi porterà a cena la mamma anziana. E ovviamente di chi scenderà in piazza per manifestare in favore dei diritti in rosa.



Proprio in questi giorni è sul tavolo della politica italiana la discussione sulla parità di genere nel numero di candidati alle liste elettorali. E se un nutrito gruppo di militanti democratiche auspica questa clausola all'interno dell'Italicum, molte liberali ritengono che non ci debba proprio essere una quota predefinita di seggi spettanti a maschi o femmine: l'elezione deve avvenire per merito e non per genere. Ragioni valide entrambe, perché se da un lato è facile azzardare una sfida simile da parte di chi ha conoscenze e possibilità per accedere alla politica senza agevolazioni legislative, è pur vero che non possiamo pretendere che le donne siano uguali ma un po' più uguali degli uomini di fronte alla legge. E' un discorso complesso, magari di quelli che non andrebbero affrontati il sabato mattina, però io la penso così: se deve esserci un numero di seggi sessualmente definito nelle liste elettorali, allora che sia paritario. Se non sarà previsto, che non ci sia, ma senza troppi distinguo, troppi ma e troppi però. Che poi, dalla - lo ammetto limitata - impressione che mi sono fatta, più che in politica è difficile per le donne entrare nel mondo dell'economia, della finanza, dell'imprenditoria. Perché di donne con una passione sociale e civica e magari con un bagaglio di studi umanistici ce ne sono a bizzeffe ormai, ma quelle che riescono a scavarsi un cunicolo nelle imprese e nei mercati, tolte le aziende di famiglia, sono ancora una rarità. E forse sarebbe importante guardare anche a quei casi e pensare di estenderli, con agevolazioni concrete che consentano alla donna di mantenere in parallelo il suo ruolo di moglie e di madre. Perché, stando allo status attuale, più che con una ventiquattrore la manager dovrebbe giare con una quarantottore. Così come forse, piuttosto che preoccuparci del numero esatto di rappresentanti nelle liste, dovremmo prestare maggiore attenzione ai condizionamenti maschili, che la donna, in quanto tale, può avere se si imbarca in una carriera politica. Insomma, mi riferisco alla schiera di vallette e veline mascherate da signore in tailleur e collana di perle, ma che magari devono accorciare un po' la gonna o abbassare la scollatura in certe situazioni.
Tuttavia: è sabato, è un giorno di festa, c'è anche il sole. Leggetevi l'articolo che segue, un augurio da parte mia e di Aglaia Strada a nome di Artetempo. Poi però, uscite a divertirvi.

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