giovedì 22 maggio 2014

Il Governo Renzi visto dagli occhi di Corrado Passera

E’ più chiaro del cielo terso che ci stanno regalando queste ultime giornate di primavera. A Corrado Passera, ex ministro delle Infrastrutture, Matteo Renzi e il suo esecutivo non piacciono.



Lo spiega servendosi di un’organizzazione logica dei dati, la stessa che, a suo parere, manca nella contabilità pubblica passata e attuale. E sono numeri, i suoi, che si riferiscono al Def 2017, su tre Governi: Monti, Letta e Renzi. Nella percentuale di spesa pubblica rispetto al Pil, Letta si colloca sul gradino più alto del podio, con il 48%, a seguire Monti, con il 48.7% e, fanalino di coda, proprio l’attuale premier Renzi, con il 49.3%. Un ultimo posto che regala a Passera la soddisfazione di definire il presidente del Consiglio in carica un “millantatore di tagli”. Spostandosi poi sulla pressione fiscale, i giochi non cambiano di molto: stavolta è Monti il peggiore, con il 43.8%, seguito da Renzi, 43.5%, e da Letta, che detiene il 43.3%, primato in realtà assai poco consolatorio. Insomma, morale della favola: «Si tratta di tre governi che hanno promesso cambiamenti mirabolanti rispetto al passato, ma in realtà sono tutti uguali». La sua stessa appartenenza a uno di quegli esecutivi (appunto come Ministro delle Infrastrutture della squadra di Monti) è un ricordo eclissato. E comunque, non manca di ricordare Passera, «Su 850 miliardi di spesa pubblica il leader fiorentino ne ha utilizzati solo 25 per gli investimenti, con una diminuzione costante rispetto al passato. Altro che crescita e sviluppo».
Persino gli 80 euro in busta paga sono messi sotto accusa: «Di per sé potrebbero essere un provvedimento buono, ma sono mal indirizzati. Principalmente i destinatari sono il bacino elettorale del Pd e tra l’altro nemmeno i “veri poveri”». I punti di scollamento da un’iniziativa efficace per il Paese sono, secondo Passera, il fatto che questo bonus venga dato a pioggia, che non includa il terzo settore e che bruci 3 miliardi di spesa pubblica. L’effetto sui consumi, già limitato allo 0,2%, sarà sicuramente nullo se questo provvedimento non avrà carattere strutturale.
Ma veniamo a uno dei presunti assi nella manica di Matteo Renzi: il Jobs Act. «Un ottimo disegno rimasto solo sulla carta, anzi, neppure». Per Passera, infatti, le leggi deroga equivalgono al proposito di mettersi a dieta da lunedì. E il decreto Poletti ha scarnificato tutto il progetto originario: rimane solo la flessibilizzazione del lavoro, che però genera una precarietà eccessiva. Trentasei mesi, secondo l’ex Ministro, sono decisamente troppi. Anche il contratto di apprendistato è in definitiva una burla, visto che la formazione rimane a discrezione delle regioni, che possono decidere se affidarlo agli enti pubblici o alle imprese private, scegliendo ovviamente, nella maggior parte dei casi, la prima opzione. «E la colpa di questa occasione mancata non è della burocrazia, ma solo della politica».

Insomma, una vera e propria demolizione: vedremo se dal 14 giugno, giorno in cui presenterà il suo progetto di Italia Unica, Corrado Passera saprà anche costruire. E specialmente se lo farà con mattoni concreti.



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