mercoledì 28 maggio 2014

Quella ragazza.

Quarant'anni fa, proprio come oggi, gli studenti difficilmente dicevano no a uno sciopero. Anche se a mala pena sapevano il motivo per cui fosse stato indetto. E così quella mattina di ragazzi ce n'erano tantissimi in città, specialmente quelli dei licei e degli istituti superiori del centro storico. Alcuni facevano eco ai lavoratori e ai sindacalisti, dicendo no al fascismo. Altri, la maggior parte, si tenevano ai margini della manifestazione e scorrazzavano sotto i portici. Un po' come si fa il sabato pomeriggio.
Franca, detta Franchina, apparteneva a questa seconda categoria. Aveva da poco preso confidenza con l'ambiente cittadino, un passo obbligato, visto che tutti i giorni doveva prendere il pullman per raggiungere l'allora scuola magistrale Veronica Gambara, situata proprio in centro. 
Pioveva quel giorno, nonostante mancasse meno di un mese all'inizio ufficiale dell'estate. Per questo Franca, che si trovava proprio vicino a quella fontanella oggi ricoperta di fiori, attraversò di corsa la piazza rettangolare, per giungere il lato opposto, dove ci sono i portici del palazzo comunale. Avrebbe aspettato lì la sua amica Rossella. Ma non ci furono né il tempo né il modo. Un boato. Urla. Caos. Quell'invito alla calma del sindacalista che parlava al microfono. Poi le ambulanze.



28 maggio 1974. Ore 10.02. Piazza della Loggia. Brescia. Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante. Livia Bottardi Milani, 32 anni, insegnate. Euplo Natali, 69 anni, pensionato. Luigi Pinto, 25 anni, insegnante. Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio. Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante. Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante. Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio. Otto vite evaporate così, in una mattina grigia. Quasi cento i feriti. Poteva essere uno scherzo? Perché solo i burloni mettono le bombe (finte) nei cestini (delle aule scolastiche). O i terroristi. Che però usano gli ordigni veri e li infilano nei bidoni dell'immondizia delle piazze affollate.


Quarant'anni, tre istruttorie e ancora nessuna parola fine a questa vicenda grottesca. Inutile ricapitolare i fatti: la manifestazione antifascista, i rumors dei giorni precedenti su un possibile attentato, i personaggi più o meno noti e più o meno incriminati del terrorismo nero, le connivenze dei Servizi Segreti. Di fatto, in due ventenni di tira e molla tra condanne e assoluzioni, lo spettacolo alla Ionesco è proseguito: il 14 aprile 2012 la Corte d'Assise d'Appello ha confermato l'assoluzione di tutti gli imputati, condannando le parti civili al rimborso delle spese processuali. Il 21 febbraio 2014 la Corte di Cassazione ha annullato le assoluzioni di Maurizio Tramonte e Carlo Maria Maggi e confermato quelle di Francesco Delfino e Delfo Zorzi. Gli atti del processo sono ora aperti e consultabili, i fiori su quella fontana appassiscono e vengono cambiati, ma chiarezza e giustizia continuano a farsi desiderare.


Franca vagò un po' per le vie della città, confusa, tramortita. Poi raggiunse il padre e la sorella, che lavoravano nella fabbrica Appollonio in piazza Paolo VI. E quante ne sentì per essere andata alla manifestazione anziché a scuola. In un primo momento non disse né fece nulla. Pianse solo una volta tornata a casa.
Era viva, non un fantasma. Era mia madre.


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